La Finanza: con il virus più fallimenti falsi danni per decine di milioni: ecco chi ci perde

Guardia di Finanza al lavoro
PERUGIA Fallimenti col trucco. Fallimenti in cui la condotta dell’imprenditore è più che sospetta. Fraudolenti, per dirla in gergo tecnico. Nulla a che vedere,...

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PERUGIA Fallimenti col trucco. Fallimenti in cui la condotta dell’imprenditore è più che sospetta. Fraudolenti, per dirla in gergo tecnico. Nulla a che vedere, ovviamente, con chi tenta in tutti i modi e fino all’ultimo di salvare la propria azienda, dipendenti e creditori.

No, qui si parla di chi “distrae” soldi e beni, fa sparire capitali e ricchezze lasciando l’impresa come un involucro senza contenuto e in certi casi strizzando l’occhio alla criminalità organizzata. 
Uno stato di cose che, numeri alla mano, l’esplosione della pandemia da coronavirus sembra avere accelerato. Ma che, va detto subito, trova nell’azione dei finanzieri perugini, diretti dal colonnello Danilo Massimo Cardone, una risposta puntuale e ugualmente “aggressiva” nell’individuare e perseguire chi rappresenta letteralmente una mina vagante per l’economia.
I DATI 
Qualche giorno fa, la guardia di finanza in occasione dei festeggiamenti per il 246esimo anniversario della fondazione ha reso noti i dati di un anno di attività. Un mare magnum di numeri, denunce e sequestri, da cui emergono dati molto importanti: quelli legati proprio ai reati fallimentari. Un settore cui non solo le fiamme gialle ma anche la procura tengono particolarmente, e non a caso da qualche anno è stata creata una vera e propria task force di magistrati e investigatori che lavora proprio su questo particolare versante.
Ebbene, secondo i dati forniti al Messaggero dalla guardia di finanza, nel 2019 alla voce «beni distratti» la somma era di oltre 18 milioni di euro. Cifra che, sommati i primi mesi del 2020, supera abbondantemente i cinquanta milioni di euro. Insomma, cinquanta milioni di beni e soldi che un certo numero di imprenditori perugini e umbri ha portato via intenzionalmente dalle casse delle proprie aziende, impoverendole al punto tale da dover dichiarare bancarotta. Come detto, azioni criminali che nulla hanno a che vedere con chi si impegna quotidianamente per combattere la crisi.
Di certo, appare evidente come l’arrivo del coronavirus abbia portato un’accelerazione a questo tipo di reati. 
La spiegazione complementare è che, proprio ipotizzando condotte illecite di questo tipo sfruttando l’inevitabile crisi economica dopo mesi di lockdown, i finanzieri diretti dal colonnello Cardone e coordinati dal tenente colonnello Massimiliano Scudieri (a capo del Gruppo Perugia delle fiamme gialle) abbiano contestualmente stretto ancora di più le maglie dei controlli facendo emergere non solo la cifra di quanto «distratto» ma anche scovando parecchi imprenditori-killer delle proprie aziende: 150 denunciati nel 2019, 70 nei primi mesi del 2020.
E se le proposte di sequestro complessivamente avanzate dai finanzieri sono per oltre sei milioni di euro, un altro dato che balza agli occhi è quello legato alle procedure concorsuali in atto: tra amministrazioni straordinarie, concordati preventivi, fallimenti e liquidazioni coatte amministrative sono oltre cinquemila le imprese interessate.
In quali settori? Secondo quanto si apprende, a emergere sono soprattutto quelli dei trasporti e del settore energia.

Le aree maggiormente colpite, sempre stando alle rilevazioni delle fiamme gialle perugine, sarebbero quelle del capoluogo e della zona tra Assisi e Bastia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero