Perugia: violenze e minacce di non farle rivedere il figlio perchè «sei troppo occidentale»

Perugia: violenze e minacce di non farle rivedere il figlio perchè «sei troppo occidentale»
PERUGIA - Un'altra triste ed incredibile storia di violenza e prevaricazione, consumata in ambito familiare, dentro le mura domestiche, prima, ed anche al di fuori dopo il...

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PERUGIA - Un'altra triste ed incredibile storia di violenza e prevaricazione, consumata in ambito familiare, dentro le mura domestiche, prima, ed anche al di fuori dopo il divorzio. Una storia che riguarda una giovane coppia di origini marocchine ed il loro figlio di 6 anni: a rendere questa vicenda ancor più sconvolgente, come in tanti altri casi, è l'elemento culturale e religioso, perché il motivo principale delle vessazioni è che, anche dopo il divorzio, il marito continua ad accusare la moglie di essersi “occidentalizzata”.




La verità di questa sconcertante storia viene resa nota, per la prima volta, soltanto nel 2012, quando una giovane donna marocchina di poco più di 30 anni, sposata e madre di un bimbo di 6 anni (allora 4 anni), si rivolge alle forze dell’ordine per sporgere querela contro l’ex marito. Il racconto della donna è un fiume in piena, un romanzo di episodi di violenza, prevaricazione, minacce, umiliazioni subite e terrore, che l’hanno costretta a chiedere il divorzio.



Secondo la ricostruzione fatta dalla donna, il marito, quarantaseienne marocchino, si è rivelato violento fin dai primi giorni di matrimonio: un’avventura coniugale fatta di sevizie, continue lesioni e violenze sessuali. Dopo la decisione, presa con coraggio e determinazione, di procedere contro il marito e di mettere fine alla violenza, i problemi si moltiplicano: il marito, non solo cerca in tutti i modi di opporsi alla separazione ed al divorzio dalla moglie, ma continua a minacciarla, a percuoterla, a violentarla.



L’uomo, non solo non vuole perdere la donna che dice di amare, non solo non sopporta l’idea che la stessa un giorno possa legarsi ad un altro uomo: la sua più grande paura è che l’ex moglie diventi una donna “occidentale”.



Dopo il divorzio, la paura aumenta: l’uomo la segue, la pedina con continui appostamenti, ad ogni utile occasione la insulta in pubblico, la diffama davanti a conoscenti ed al telefono con i familiari della donna in Marocco, le invia centinaia di sms alternando insulti, minacce ed espressioni di profondo odio e rancore a “ti amo” e “mi manchi”, oltre a proposte oscene. Con chiunque parla della ex moglie come di una poco di buono, in quanto divenuta ormai donna “occidentale” e quindi emancipata, e medita e promette vendetta.



Lo scorso aprile 2014, la giovane mamma dimostra ancora più coraggio: per porre ulteriormente fine a questa tragedia, mette il figlioletto al sicuro affidandolo temporaneamente ai suoi familiari in Marocco, e si rivolge ad un centro antiviolenza che le offre protezione ed ospitalità; inoltre, denuncia nuovamente il suo persecutore.





Ma l’uomo non si perde d’animo e l’odio lo porta a farsi sentire ancora: approfitta dell’allontanamento del figlio, le promette che, qualora non avesse ritirato le sue querele contro di lui, egli non avrebbe mai acconsentito a dare il suo consenso al rientro in Italia del bambino.



A questo punto, la povera donna è stata costretta ad un cedimento, proprio per difendere l’unica cosa per cui aveva sempre lottato, ovvero il figlio: lo scorso giugno si è presentata in questura per rimettere la querela contro l’ex marito.



Nel frattempo, ovviamente, gli insulti, le minacce e le violenze non sono mai finite. Il “mostro”, ad un certo punto, la segue dappertutto. Persino a Roma, sul Lago Trasimeno e dovunque lei decida di recarsi per sentirsi più al sicuro: una sera, di rientro da Roma, la attende alla stazione, ovviamente per insultarla ed intimorirla, e per aumentare il suo stato di angoscia le mostra un servizio fotografico dettagliato con il quale l’uomo ha documentato tutta la giornata “fuori porta” della ex moglie, che ormai vive da “occidentale”.



Considerato tutto quello che è stato riferito ed accertato dalla Polizia, nonostante il “cedimento” della vittima il Gip Giangamboni ha emesso un provvedimento a carico del marocchino, con il quale lo stesso non potrà avvicinarsi ad una distanza inferiore ai 300 metri dalla ex moglie e dal figlio, né comunicare in alcun modo con loro: l’uomo sarà “controllato” a vista e continuamente dalla polizia, che dovrà comunicare ogni eventuale violazione alle prescrizioni imposte, la cui conseguenza sarà con ogni probabilità una misura ben più afflittiva e restrittiva.



E così gli agenti della squadra mobile sezione “Reati contro la persona” hanno fatto visita allo stalker marocchino, notificandogli il provvedimento ed avvisandolo che, d’ora in avanti, dovrà tenere a freno il suo odio ed il suo risentimento e lasciare in pace definitivamente la sua vittima, altrimenti le porte di Capanne potrebbero aprirsi per lui molto velocemente. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero