Perugia, venti milioni di crediti Iva inesistenti: in 19 vanno a processo per la frode sul carburante

Perugia, venti milioni di crediti Iva inesistenti: in 19 vanno a processo per la frode sul carburante
Diciannove - sei ditte operanti nel commercio dei carburanti e tredici persone - sono stati rinviate a giudizio a Perugia nell’ambito di un’inchiesta della guardia di...

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Diciannove - sei ditte operanti nel commercio dei carburanti e tredici persone - sono stati rinviate a giudizio a Perugia nell’ambito di un’inchiesta della guardia di finanza che nel 2020 aveva acceso i fari su un «meccanismo fraudolento» che «prevedeva la riesumazione di società inattive» in alcuni casi intestate a prestanomi o nomi falsi: secondo l’accusa anche grazie a «falsi visti di conformità» sono stati accumulati crediti Iva inesistenti per oltre 20 milioni di euro. I fatti oggetto delle contestazioni vanno dal 2017 al 2021. Il processo inizierà il 2 luglio davanti al Primo collegio del tribunale. Sette persone vengono accusate di associazione per delinquere e ritenute responsabili di «una serie indeterminata di reati fiscali e contro il patrimonio, attuati attraverso la cessione di crediti Iva inesistenti, trasferimenti mediante l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, funzionali ad autoriciclare e riciclare i proventi illeciti». Nelle carte della Procura si legge che «i falsi crediti, dopo essere stati richiesti a rimborso all'amministrazione finanziaria con la trasmissione di false dichiarazioni Iva, venivano fittiziamente ceduti ad altri società gestite dal sodalizio». Alcuni imputati vengono accusati anche del reato di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita ma anche di trasferimento fraudolento di valori. In uno dei capi di imputazione si legge che alcuni imputati «a fronte dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti per un importo di oltre un milione di euro, mettendo a disposizone il conto corrente di una società di Caserta facevano confluire 991 mila euro, successivamente trasferiti sui conti di società di diritto estero, allo scopo di far perdere le tracce della sua illecita provenienza e renderne difficoltosa l’individuazione». 

Tra le fonti di prova elencate dalla Procura della Repubblica del capoluogo umbro nella richiesta di rinvio a giudizio ci sono comunicazioni di reato, denunce, annotazioni e relazioni della finanza, decreti di esibizione e consegna di documentazione contabile e bancaria con le relative informative, atti di cui all’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, reali e interdittive (ordinanza ed esecuzione), verbali di interrogatorio e altri ancora di perquisizione e sequestro.

Gli imputati e le società vengono difesi dagli avvocati Katia Dottore Giachino, Maria Bruna Pesci, Maria Di Rocco, Melissa Stefanacci, Antonino Destefano, Gabriele Terranova, Simone Castagnoli, Diana Rossi, Susanna Rita Marangoni, Alessandro Fagni, Alberto Rocca, Oier Nicola Badiani, Roberto Basilico, Elena Augustin, Claudio Papagno e Lorenzo Cerri. 

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Il Messaggero