Vendita Ast, i sindacati ternani tirano il freno: «Stato di agitazione»

Vendita Ast, i sindacati ternani tirano il freno: «Stato di agitazione»
I Vendita Ast Terni, dopo il coro di approvazione per il passaggio delle acciaierie ternane da ThyssenKrupp ad Arvedi, ieri i sindacati hanno voluto alzare la voce e rimettere al...

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I
Vendita Ast Terni, dopo il coro di approvazione per il passaggio delle acciaierie ternane da ThyssenKrupp ad Arvedi, ieri i sindacati hanno voluto alzare la voce e rimettere al centro la necessità di avere garanzie sull'occupazione. Dunque è stato indetto lo stato di agitazione in tutto il sito produttivo e assemblee con i lavoratori al via, all' Ast di Terni, «per vigilare costantemente sui tempi e sui modi di gestione di questo particolare momento»: una decisione presa da Rsi e segreterie territoriali, al termine di una riunione straordinaria Per Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb il fatto che l'offerta di acquisto del gruppo di Cremona preveda l'acquisizione del sito nel suo complesso, oltre che i centri di servizio esteri e la rete commerciale italiana e tedesca, «non deve suscitare facili trionfalismi e soprattutto annunci da campagna elettorale in modo particolare delle istituzioni locali e nazionali».

Le forze sindacali sottolineano che «in tutto il periodo della vendita il silenzio delle forze politiche è stato assordante, sopito solo negli ultimi giorni, cosa quest'ultima, che invece - dicono - non è successa per le Istituzioni che hanno continuato ad ignorare le reiterate richieste di riavviare il tavolo presso il ministero dello Sviluppo economico, mai riunito dall'insediamento del Governo Draghi».

«I toni utilizzi a poche ore dall'annuncio della ThyssenKrupp - proseguono Rsu e segreterie - sono stati inopportuni e poco riconducibili alle prerogative istituzionali». Per i sindacati è ora «centrale che si presenti il più rapidamente possibile il piano industriale dell'acquirente e che questo risponda realmente alle aspettative dei lavoratori», come «la salvaguardia degli assetti impiantistici, dei livelli occupazionali e salariali» dei dipendenti diretti e dell'indotto.
«La decisione dei sindacati territoriali non credo sia stata presa per mettersi di traverso - ha spiegato il segretario Fim Cisl Roberto Benaglia - è positivo che sia stato venduto l'intero sito e ci sono anche garanziate di carattere occupazionale ma queste garanzie non le conosciamo e non possiamo accettare tutto a scatola chiusa. Dobbiamo far partire un concfronto dettagliato, vedere le ricadute e come il nuovo gruppo voglia valorizzare Ast. Intanto chiediamo che nei prossimi quattro mesi (il tempo per avere il placet dall'Antitrust dell'Unione europea) il management garatisca gli impegni già presi».

Tra i primi nodi da sciogliere c'è quello dei rapporti con il gruppo Marcegaglia che ha tentato fino all'ultimo di acquistare Ast e non c'è l'ha fatta. Se a questo si aggiunge una ruggine storica fra Arvedi e Marcegaglia per questioni private, allora c'è il rischio concreto per Ast di perdere uno dei suoi migliori clienti.
«Credo sia il momento che il ministro Giorgetti abbia il dovere di convocare le parti per discutere un piano della siderurgia declamato e mai declinato», ha concluso Benaglia. E' prevedibile l'obiettivo di un polo unico dell'acciaio italiano? «Credo che l'acquisto di Ast da parte di Arvedi vada a formare un gruppo importantissimo. Credo che quelle delle facili fusioni con altri sia un percorso difficile da fare». Il ministro Giancarlo Giorgetti anche ieri ha ribadito la sua soddisfazione per il risultato della compravendi e l'ha buttata sul derby. Intervistato dai giornalisti mentre era a Siena ha ribadito: «Il fatto che un'azienda italiana abbia riportato l'acciaio in Italia da un'azienda tedesca mi riempie di orgoglio».


Intato il Ceo di Ast, Massimiliano Burelli, tira un sospiro di sollievo dopo mesi di trattative e rilancia le sue quotazioni: potrà dettare le sue condizioni in acciaieria e anche aspirare a qualcosa di più grande.
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Il Messaggero