Sprechi da 200mila euro per lo stadio, condannati due funzionari comunali

Sprechi da 200mila euro per lo stadio, condannati due funzionari comunali
PERUGIA - La gestione del campo sportivo di Bettona costa ben cinquantamila euro a due funzionari del Comune. A tanto ammonta la condanna (25mila euro ciascuno) stabilita dalla...

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PERUGIA - La gestione del campo sportivo di Bettona costa ben cinquantamila euro a due funzionari del Comune. A tanto ammonta la condanna (25mila euro ciascuno) stabilita dalla Corte dei conti nei confronti di un geometra e di un ingegnere – all'epoca dei fatti responsabile dei lavori pubblici e dirigente della Area tecnica – chiamati a rispondere insieme ad altri tre dipendenti comunali per un totale di quasi 200mila euro per aver «affidato un appalto di gestione di alcuni impianti comunali (con ingenti oneri economici a carico del Comune e non deliberati dall’Amministrazione) in luogo della concessione deliberata dal Consiglio comunale (che non avrebbe determinato esborsi economici per l’ente locale), violando l’art. 42 TUEL (che riserva all’organo assembleare l’organizzazione dei servizi e il riconoscimento di contributi economici a favore di privati)».

In pratica, secondo la ricostruzione e le accuse della procura contabile, i cinque avrebbero dovuto risarcire il danno erariale dovuto all'affidamento alla società sportiva che gestisce il campo da calcio della prima squadra di Bettona e gli impianti annessi, andando al di là di quanto statuito dalle delibere comunali e quindi con uno spreco per le casse pubbliche.
Una vicenda complessa iniziata nel 2011, con qualche errore – riassumono i giudici contabili – anche del Comune: se «gli Organi comunali – scrivono infatti il presidente Emma Rosati e i consiglieri Pasquale Fava e Rosalba di Giulio - avessero adottato tempestivamente gli atti di autotutela, doverosa, la perdita economica per l’ente locale addebitata ai convenuti (tutti i mandati di pagamento successivi al 2015) non si sarebbe verificata». Un errore che, insieme ai conteggi degli esborsi non cancellati dalla prescrizione, ha portato allo “sconto” di pena che alla fine era stato quantificato in poco meno di 80mila euro.

LA MOTIVAZIONE
La Corte dei conti, nelle undici pagine di sentenza pubblicata ieri, riassume la questione, molto tecnica, e motiva la decisione della condanna (con l'assoluzione degli altri tre dipendenti, a cui vengono anche riconosciuti mille euro ciascuno) partendo dalla decisione del Tar dell'Umbria del 2020 per cui la determina adottata dal dirigente – assistito dall'avvocato Giuseppe Caforio – su proposta del geometra – difeso da Corrado De Fazio - «ha violato la precedente delibera consiliare (del 10 marzo 2011, n. 8) che aveva effettivamente previsto il ricorso alla concessione (in luogo del più oneroso appalto) al fine di raggiungere economie di spesa (le ricadute negative in termini economici sono state rilevate dal Giudice amministrativo che ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura regionale). Dalla documentazione agli atti risulta, quindi, una manifesta illegittimità che si risolve, dal punto di vista dell’illecito contabile, in grave colpa imputabile ai funzionari pubblici che hanno adottato la determinazione in questione».

PRONTI ALL'APPELLO


Da qui la condanna, mentre per gli altri convenuti, appunto, le richieste della procura sono state ribaltate. I giudici contabili in effetti sono andati anche oltre le iniziali richieste della procura (a cui si aggiungono oltre millesettecento euro di spese da dividere tra i due condannati): se al geometra erano stati chiesti danni per quasi settantamila euro, all'ingegnere solo poco più di 19mila, quindi meno dell'effettiva condanna riportata. Un particolare su cui le difese certamente punteranno in sede di appello, già annunciato alla lettura della sentenza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero