Omicidio Duka, verso il patteggiamento

Rezana, mamma di Nikola, ha avviato una battaglia di sensibilizzazione: O guidi o bevi
SPOLETO Omicidio Duka, si va verso il patteggiamento. Se, infatti,...

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SPOLETO Omicidio Duka, si va verso il patteggiamento. Se, infatti, l’ultima parola spetterà al giudice Silvia Festa, c’è l’ok della procura all’istanza presentata ieri dai difensori di Alessandro Branchi, che chiedono il patteggiamento della pena a 4 anni. Il 27enne, che il 14 marzo di tre anni fa era alla guida della Volvo che si scontrò con la Lancia Y condotta dal Nikola Duka, è accusato di omicidio stradale aggravato: secondo gli accertamenti condotti subito dopo il terribile incidente, avvenuto sotto la galleria di Sant’Anatolia, Branchi si mise alla guida con un tasso alcolemico pari a 1.72, quando il limite fissato dalla legge è di 0,5. La difesa aveva cercato la strada del patteggiamento anche in sede di udienza preliminare, chiedendo in quel caso di chiudere a 6 anni, che sarebbero scesi a 4 per effetto del rito alternativo. In quell’occasione, però, la procura si oppose alla richiesta e Branchi venne rinviato a giudizio. E se la difesa, sia all’epoca che adesso ha attivato tutti gli strumenti che l’ordinamento prevede e che quindi sono nel pieno diritto dell’imputato, chi non riesce a capire cosa sia cambiato in questo frangente è Rezana, la mamma di Nikola, che dalla perdita del figlio ha avviato una decisa battaglia di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale, lanciando un monito chiaro ai giovani: «O bevi o guidi». Rezana, al termine dell’udienza, è a pezzi: «Sono molto delusa – dice tra le lacrime – e sto male perchè mi aspettavo qualcosa di diverso. Non capisco cosa sia cambiato da un anno a questa parte, quando proprio la procura disse no al patteggiamento e al rito abbreviato. Oggi, invece, la procura ha detto sì: per me non è cambiato niente, mio figlio è sempre al cimitero e la mia vita, così come quella della mia famiglia, è distrutta. Speravo in qualcosa di esemplare, perché credo fortemente nella battaglia intrapresa dopo questa tragedia: ai giovani bisogna far capire quanto è importante la sicurezza stradale e che mettersi alla guida ubriaco può rovinare la propria vita e quella degli altri. Oggi non ho avuto la percezione che questa battaglia sia importante per tutti, anche se l’ultima parola spetterà al giudice. Io spero che si metta una mano sulla coscienza, perché la vita di mio figlio, ucciso a 21 anni, non può valere così poco». In aula si tornerà a metà luglio. Nell’udienza di ieri, intanto, è stata ammessa la costituzione di altre parti civili, dalla nonna materna al fratello di Nikola, fino all’associazione Mamme coraggio, di cui anche Rezana fa parte. In precedenza si erano costituiti gli altri stretti congiunti e l’associazione dei familiari delle vittime della strada. «La mia battaglia? Non si fermerà qui – ha detto ieri Rezana – anche se c’è tanto dolore».

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Il Messaggero