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SPOLETO - Addio alla maxi pozzanghera di Piazza d’Armi: iniziati gli interventi di sistemazione del parcheggio privato ad uso pubblico che si trova a ridosso della palazzina che ospita ambulatori, negozi, farmacia e appartamenti. Dopo anni di segnalazioni e polemiche, l’altra sera sono arrivati i mezzi della ditta di movimentazione terra incaricata del lavoro, che in questa prima fase consiste nella correzione delle pendenze e nella posa in opera di materiale drenante, che sarà poi coperto dalla breccia. Una soluzione tampone, che serve però a definire la situazione e a mettere alcuni paletti fondamentali per la futura manutenzione dell’area, che per tantissimi anni è stata paradossalmente terra di nessuno. Il piazzale, infatti, è ancora di proprietà della ditta che negli anni ’80 realizzò la palazzina, ora suddivisa in unità immobiliari e attività varie cui fanno riferimento complessivamente 63 proprietari. La ditta è fallita da tempo, la procedura concorsuale si è chiusa, ma quel cortile – tutt’altro che appetibile dal punto di vista commerciale, visto che l’uso è strettamente vincolato alla funzione di parcheggio pubblico – è rimasto in capo agli eredi. E dopo anni di tentativi di soluzione andati a vuoto, è proprio a loro che il Comune si è rivolto, inviando una diffida a provvedere alla manutenzione e dettando una tempistica stringente. Solo in caso di mancato adempimento avrebbe proceduto coattivamente l’ente, che sarebbe stato a quel punto costretto a mettere in conto le spese dei lavori e una sanzione. Eventualità che non si è verificata, visto che gli eredi hanno provveduto. L’area, del resto, costellata da buche, nelle stagioni più piovose si trasforma in una maxi pozzanghera, che diventa potenzialmente pericolosa per l’incolumità pubblica. L’operazione decoro avviata in questi giorni – seppure non risolutiva a lungo termine - potrebbe rappresentare il primo tassello per una vera riqualificazione di quel parcheggio che, non essendo appetibile a livello commerciale, potrebbe comunque essere acquisito da chi avrebbe poi tutto l’interesse a curarlo. Finora, del resto, il condominio ha avuto le mani legate perché nessuno poteva assumersi il rischio di commissionare interventi su una proprietà altrui.
Il Messaggero