Umbria, dimenticare Grillo e Salvini per un'opposizione efficace

Umbria, dimenticare Grillo e Salvini per un'opposizione efficace
PERUGIA - Con 199mila voti, altrettanti umbri non volevano il ritorno di Catiuscia Marini in Regione. Con 159mila consensi, ossia cinquantamila in meno dei suoi oppositori, la...

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PERUGIA - Con 199mila voti, altrettanti umbri non volevano il ritorno di Catiuscia Marini in Regione. Con 159mila consensi, ossia cinquantamila in meno dei suoi oppositori, la Marini è tornata a palazzo Donini.


Con puntualità ostinata e contraria, oltre alla curiosa legge elettorale, si è verificato in pratica quello che la maggioranza degli umbri non voleva accadesse. Quella moltitudine, arrivata ad appena il tre per cento dal risultato sperato (un tempo la forbice era del 30%), ora ha diritto a un'opposizione, ovvero al rispetto per cui è arrivata in auto, in bici o a piedi, fino all'urna per evitare all'Umbria il centrosinistra. Ma non solo a questo. La somma degli oppositori rappresentativi, ovvero i 199mila, si ottiene sommando le schede andate al gruppo del candidato Claudio Ricci (Lega, liste civiche e Forza Italia) a quelle dei grillini del candidato Andrea Liberati. Ossia, addizionando i voti istituzionali, utili a eleggere solo gli otto consiglieri (su venti) del drappello degli oppositori al prossimo governo Marini.



Perché a mettere insieme tutte le schede contrarie (comprese quelle dei non eletti), escluse per i misteri gaudiosi del turno unico, si supera di parecchio la maggioranza di cui si diceva sopra. Così, otto consiglieri hanno il decisivo compito di dare voce, curare gli interessi, rispettare i mandati e le promesse fatte a molti più di 199mila umbri. Senza essere Metternich, con il fiato sul collo di oltre duecentomila persone, alla pattuglia degli otto si consigliano tre azioni.



Primo, dimenticare l'opposizione precedente, non fosse altro per avere (in parte) votato questa legge elettorale e non avere ottenuto un risultato menzionabile in cinque anni. Secondo, cercare di mettersi insieme facendo convivere il populismo di destra della Lega, quello di sinistra dei Cinquestelle e i forzisti. Terzo, lasciare alla tivvù i temi nazionali dei loro leader, Salvini da una parte e Grillo dall'altra, consapevoli che gli umbri non li hanno eletti per cacciare i negri oppure per ribaltare il Parlamento, ma per attuare le grandi riforme. E affidandosi a Ricci per il coordinamento, un amministratore moderato di cui pochi si lamentano. Un'opposizione prestigiosa rende anche più autorevole il Governo. Certo Ricci non è Batman, ma neanche la Marini è mai stata Wonder woman. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero