PERUGIA - Di tutti gli insulti da riservare a quanti ci avrebbero costretto (inutilmente) a smarcare il barattolo della marmellata di tutto il fondo per gettarlo lindo (ingenui)...
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Qualora dovessero essere provate l’accuse contro la Gesenu dell’inganno di avere rimesso insieme (solo per lucro) i rifiuti faticosamente divisi, noi contribuenti zitti, zitti, intanto presentiamo un conto da farli restare senza fiato. Quindi va messa in atto la più violenta delle proteste, la più terribile delle minacce, la più tremenda delle umiliazioni.
Chi avrebbe messo in gioco la nostra salute scaricando tra le colline molto più di quanto andava restituito alla terra e umiliando il concetto di discarica controllata,merita una lezione. E quale miglior viatico alla scarabasi giramentale dei nostri nervi, quello di fare esattamente, con la stessa cura attenzione e perseveranza, quanto veniva fatto prima della visitina della Forestale alla Gesenu, differenziare i rifiuti. Perché cedere al richiamo del “sittepijotesfonno”, in voga tra i popoli ingannati, e non opporre invece la sacrale pulizia del barattolo di pomodoro per arricchire il bustone dei rifiuti plastica-vetro-metallo? O il pedissequo uso del bidone per l’organico della sola entità di uova marce, bucce di banana e fiotti di maionese? Perché non continuare a salvare il mondo anche col cucchiaino? Abbastanza carichi per avere scoperto tra i delegati ufficiali della pulizia il marcio certificato, gli uomini della Forestale non lasceranno presto gli stabilimenti e la discarica della società sotto inchiesta.
Il loro scrupolo non è solo una garanzia per le formichine del riciclo, ma anche la migliore riprova di poter contare più persone in favore della salvaguardia ambientale in forma naturale e gratuita. È il gesto a dare un peso al futuro e quello di ignorare quanti avrebbero cercato di ridicolizzare l’incubo di avere sbagliato a buttare il tetrapak nel rifiuto secco, non è un insegnamento, ma tutto un anno scolastico. D’altra parte, lo insegna il mondo contadino: Wendell Berry, poeta americano, ammirava l’agricoltura toscana perché “unsibuttavianulla”. Facendo incrociare la sana avarizia con l’ambientalismo. Senza la sua puzza sotto il naso Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero