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In questa fase di transizione per l’economia regionale l’export si conferma elemento di forza e un modo efficace per superare le viscosità della domanda interna. Dopo le cifre di Bankitalia, che per il 2022 indicano un +23,7% globale, anche il Monitor dei distretti di Intesa Sanpaolo evidenzia performance importanti per i tre comparti caratterizzanti l’Umbria, moda, olio e mobile, che hanno segnato il fatturato annuale più alto dal 2008: 934 milioni di euro con un balzo del 24,1% rispetto al 2021. Stati Uniti, Francia e Germania si confermano gli sbocchi principali, tra i quali avanza la Cina verso cui le esportazioni sono salite del 63,5%; quasi dimezzate quelle verso la Russia.
La crescita non è legata unicamente all’inflazione globale che pure ha avuto un ruolo importante nella crescita del fatturato estero. Anche in termini reali, infatti, si è registrata una dinamica importante tanto che i livelli pre Covid sono stati superati. «Una stima del dato al netto dell’effetto prezzo – si osserva dalla Direzione studi e ricerche Intesa Sanpaolo - conferma crescite consistenti sia nel confronto con il 2021 (+14,2%), sia rispetto al 2019 (+7,4%) a dimostrazione dell’elevata reattività e competitività delle specializzazioni distrettuali». Un trend che interessa tutti e tre i distretti monitorati che in termini monetari presentano aumenti a due cifre rispetto al 2021. Il distretto che in termini percentuali registra la crescita maggiore è quello della Maglieria e abbigliamento di Perugia (+25,6%), seguito dall’Olio umbro (+22,9%) e dal Mobile dell’Alta Valle del Tevere (+18,9%). In termini di fatturato, si registrano 181,7 milioni di euro in più, col distretto perugino che nell’export dei distretti “pesa” il 61,8%, mentre quasi metà del fatturato estero distrettuale arriva dall’Olio umbro.
Restano le incognite legate ad aspettative e prospettive del 2023 che vedono la domanda globale a rischio ridimensionamento, pur se agevolata dal calo dei prezzi energetici. «Le attese sono di un diffuso rallentamento», si osserva da Banca Intesa. «Le specializzazioni distrettuali dovranno valorizzare le caratteristiche che hanno reso distintive le produzioni umbre, come la qualità e il forte presidio dei mercati internazionali, per rafforzare il proprio posizionamento e cogliere le opportunità che si potrebbero presentare da una revisione nelle catene globali del valore».
A proposito di assetto internazionale, la mappa dell’export dei tre distretti umbri sembra evolvere di pari passo col quadro geopolitico, con la Cina che ha ormai preso il posto della Russia nell’acquisto di produzioni di qualità dall’Umbria.
Il Messaggero