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SPOLETO - Tutti gli atti che hanno portato al commissariamento del Comune di Spoleto sono legittimi. Lo ha deciso la terza sezione del Consiglio di Stato, respingendo il ricorso presentato dall’ex sindaco Umberto De Augustinis. Secondo i giudici amministrativi che hanno detto no all’appello cautelare, «appare fondata la tesi della difesa secondo cui, a seguito delle dimissioni volontarie da parte del Sindaco, l’organo consiliare conservi il potere di esercitare la mozione di sfiducia alla stregua delle disposizioni normative del Tuel, il testo unico degli enti locali». Insomma, il consiglio comunale, l’11 marzo scorso, era legittimato a proseguire nonostante le intervenute dimissioni del sindaco. Secondo la tesi sostenuta dall’ex primo cittadino, assistito dagli avvocati Salvatore Taverna e Sandro Amorosino, il consiglio comunale si sarebbe invece dovuto chiudere alle 17 di quel giorno, subito dopo l’annuncio in aula delle dimissioni. Da lì, sempre secondo la tesi che i giudici hanno respinto, sarebbero dovuti scattare i venti giorni concessi al sindaco per tentare di ricostruire una maggioranza. Il consiglio comunale, invece, quel giorno non solo è andato avanti, ma ha anche discusso e votato la mozione di sfiducia firmata da quindici consiglieri comunali, di cui 9 eletti nelle fila della maggioranza. Proprio la delibera consiliare 16 dell’11 marzo scorso, con la quale è stata ratificata la sfiducia, è stato il primo provvedimento impugnato dall’ex sindaco, insieme a tutti gli atti conseguenti che hanno portato allo scioglimento del consiglio comunale, al commissariamento e alla nomina del prefetto Tiziana Tombesi. Il giudizio amministrativo è stato quindi mosso contro Prefettura e, quindi, Viminale, e nei confronti dei consiglieri dipendenti ospedalieri firmatari della mozione: Paola Vittoria Santirosi, Marco Trippetti, Antonio Di Cintio. Tra i controinteressati, il commissario Tombesi, il segretario generale, Mario Ruggieri, e una quarta consigliera dipendente ospedaliera, Carla Erbaioli, che però hanno scelto di non costituirsi in giudizio. Sulla legittimità della decisione di discutere e approvare la sfiducia nonostante le intervenute dimissioni del sindaco, si è fortemente battuta la difesa dei medici, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Caforio e Massimo Marcucci.
Il Messaggero