Addio a Cialucco, papà in prima linea per la sicurezza e l'educazione stradale

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SPOLETO- Se ne è andato in silenzio, come aveva scelto di...

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SPOLETO- Se ne è andato in silenzio, come aveva scelto di vivere negli ultimi anni. Eppure Giampiero Cialucco è stato per anni il pilastro di quel «Comitato per la vita» che tanto si è battuto per la modifica di alcune normative per la sicurezza stradale. Cialucco, il 31 marzo del 1997, perse suo figlio Omar, 24 anni, vittima innocente di una gara di velocità lungo la Tuderte. Appena due settimane prima, a Spoleto, si era consumata una tragedia analoga, costata in quel caso la vita a Maria Cristina Profili e alla bimba che aveva in grembo, al settimo mese di gravidanza. Due tragedie dalle proporzioni immani, che avevano visto i due papà, Mario Profili e Giampiero Cialucco, battersi per la giustizia, ma anche per un inasprimento delle pene. «Ognuno di noi ha reagito al lutto in modo diverso», aveva detto meno di quattro mesi fa Giampiero al Messaggero, commentando la morte improvvisa di Mario Profili, investito lungo la Tuderte. Ed è vero: Mario e Giampiero avevano reagito in modo diverso, perché avevano caratteri diversi. Più istintivo Mario, decisamente più pacato – ma non meno determinato – Giampiero: entrambi condannati a un dolore senza fine. Ora anche loro, come i figli, sono morti a poca distanza l’uno dall’altro. Giampiero, con il Comitato per la vita, cercava con grande impegno di far germogliare la cultura della sicurezza stradale, soprattutto nei giovani. Organizzava incontri, ma anche corsi di educazione stradale che divertivano, e allo stesso tempo formavano, i più piccoli. Omar e Maria Cristina non hanno avuto giustizia: le quattro persone coinvolte nelle due tragedie stradali patteggiarono la pena e se la cavarono con poco. All’epoca, del resto, il reato di omicidio stradale, con tutte le aggravanti del caso, non era neanche contemplato e «partecipare a gare di velocità con veicoli a motore» era punito appena con una contravvenzione. La battaglia di Giampiero portò a un risultato importante: «La confisca dei mezzi in caso di gare di velocità», come ricordò egli stesso quattro mesi fa.


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Il Messaggero