Fenomeno Uj, fa centro anche con l'acid jazz

Incognito
PERUGIA - Umbria jazz fa centro anche con l'acid jazz che rivive grazie ai live di Brand New Heavies e Incognito, capaci di trascinare gli oltre tremila dell'Arena. Anche...

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PERUGIA - Umbria jazz fa centro anche con l'acid jazz che rivive grazie ai live di Brand New Heavies e Incognito, capaci di trascinare gli oltre tremila dell'Arena. Anche le due band inglesi e multietniche conquistano Uj in una serata che ha proiettato il pubblico in una sorta di maxi club londinese. Non un’operazione nostalgia, ma la riscoperta di un movimento che oggi è sopravvissuto, evolvendosi, grazie a queste due band. Le quali probabilmente non si aspettavano una risposta così attenta e partecipata di una platea che ha resistito pochi brani al richiamo del palco, col pubblico che si è ben presto accalcato sotto i musicisti. Ed è in quel momento che i Brand sono decollati, trascinati dal basso funk di Andrew Levy e dalla chitarra quasi rock di Simon Bartholomew che, galvanizzato dalla folla, si è spinto al limite security. Sul palco, sono sfilati groove e sound di una decade; e super pezzi, come Dream on dreamer e You are the universe, valorizzati anche dalla nuova voce: Dawn Joseph.


Rivali nei 90’s, Simon e Bluey degli Incognito nel tempo hanno anche collaborato e sabato sera si sono ritrovati a calcare lo stesso palco in Italia. «Non sarà facile per gli Incognito suonare dopo di noi», scherzano nel backstage bassista e chitarrista dei Brand. Il passaggio di testimone è indolore e con la band di J.P. Maunick si passa da terreni funk più tirati ad atmosfere più soul, nelle quali spiccano Still a friend of mine («Un pezzo ormai non più nostro, ma che appartiene a voi», dice Bluey parlando al pubblico) e Don’t you worry ‘bout a thing di Stevie Wonder. Tra le note, l’ovazione per il batterista, il romano Francesco Mendolia, e il finale a sorpresa: Always there, dedicata a Pino Daniele, e la dichiarazione d’amore al pubblico. «Grazie per rendere il nostro sogno possibile». Dream on, dreamer. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero