Perugia, truffa alla Stranieri e corsi ai cinesi: Università e Grego Bolli parti civili

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L’Università per Stranieri di Perugia, l’ex...

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L’Università per Stranieri di Perugia, l’ex rettrice Giuliana Grego Bolli e il direttore generale Simone Olivieri sono stati ammessi come parte civile nel procedimento penale aperto in seguito all’indagine della Procura della Repubblica sulla presunta maxi-truffa da quattro milioni di euro e i mancati incassi dagli studenti cinesi. Ieri mattina, infatti, il gup Margherita Amedeo ha accolto la costituzione dell’Ateneo (persona offesa) e le istanze avanzate dagli avvocati David Brunelli e Francesco Falcinelli per conto di Grego Bolli e Olivieri (persone danneggiate). «Le anomalie scoperte e denunciate dalla nuova governance rappresentata dalla professoressa Grego Bolli si collocano interamente nel periodo 2014-2018 e cioè prima che quest'ultima divenisse rettrice - si legge nell’atto depositato da Brunelli -. Le articolate indagini, originate da una pluralità di esposti sottoscritti dalla Grego Bolli, rettrice pro tempore dal novembre 2018 al dicembre 2020, nonché dal dg Simone Olivieri, hanno consentito di accertare gravi e perduranti irregolarità nella gestione amministrativo-contabile delle iscrizioni e dei relativi proventi ai corsi Marco Polo Turandot. È emerso che le ordinarie procedure vigenti per l’iscrizione e il rilascio degli attestati di preiscrizione agli studenti, la cui emissione era subordinata alla verifica dell’avvenuto versamento, da parte dello studente, della quota di iscrizione, non venivano seguite. I certificati venivano rilasciati in difetto della prova del versamento del dovuto dietro semplice richiesta degli intermediari che presentavano le liste degli allievi, ottenendo dai competenti uffici la documentazione necessaria per ottenere il visto d'ingresso. Peraltro, la corresponsione delle tasse di iscrizione avveniva spesso con bonifici cumulativi senza che potesse evincersi a quali allievi dovessero essere imputati. Tale prassi irregolare determinava non solo un ingente ammanco di ricavi ma anche l'impossibilità di individuare con certezza l'identità dei soggetti che non avevano saldato il proprio debito con l’Università».

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Il Messaggero