Come funzionava la truffa all'Inps dei 552 tagliaboschi: inganno milionario

Come funzionava la truffa all'Inps dei 552 tagliaboschi: inganno milionario
PERUGIA Il clan dei tagliaboschi. Detta così fa sorridere. Ma da ridere c’è praticamente nulla: milioni di euro tirati via dalle casse dello Stato, e in...

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PERUGIA Il clan dei tagliaboschi. Detta così fa sorridere. Ma da ridere c’è praticamente nulla: milioni di euro tirati via dalle casse dello Stato, e in particolare da quelle dell’Inps, grazie al mercato dei contratti di lavoro fasulli. Quello scoperto dall’Unità organizzativa ammortizzatori sociali dell’Inps di Perugia e dall’agenzia Inps di Todi sotto il coordinamento della procura di Spoleto.


Oltre cinquecento contratti fasulli, 552 per l’esattezza: un numero spropositato, specie perché si riferisce a un’unica realtà. Quella di una cooperativa di tagliaboschi di nazionalità macedone, operativa in particolar modo nella zona di Todi ma non solo. Una cooperativa dai numeri eccessivi, e non solo in fatto di assunti: anzitutto perché quei contratti poi diventavano licenziamenti con conseguente numero impressionante di domande di disoccupazione agricola, e poi perché quella cooperativa fatturava troppo rispetto al volume di lavoro effettivamente svolto. I successivi accertamenti dimostreranno come quelle tante fatture fossero false, spesso intestate ad aziende a loro insaputa o con cui la cooperativa aveva svolto lavori precedentemente e che ora non esistono più. Di più. I controlli hanno rilevato anche come molti lavoratori abitavano in luoghi assai distanti, anche centinaia di chilometri, dall’Umbria e dai boschi al cui taglio erano formalmente adibiti.
Insomma, una serie di irregolarità originate da un punto centrale: il mercato dei contratti di lavoro. Un mercato “nero” non solo per un corrispettivo in denaro in cambio di un contratto che assicura il permesso di soggiorno, ma anche e soprattutto per i soldi erogati dall’Inps in tema di indennità di disoccupazione agricola e detrazioni di imposta sui redditi delle persone fisiche erogati in modo diretto dall’Agenzia delle Entrate: soldi che spesso, secondo quanto ricostruito dalle indagini, sono stati spartiti tra i finti lavoratori e i vertici della cooperativa, o che sono serviti come corrispettivo economico in cambio del permesso di soggiorno.

Queste indagini hanno portato all’annullamento dei 552 rapporti di lavoro dal 2016 a oggi e a bloccare sul nascere le richieste di prestazioni maturate dal 2019 in poi. Il direttore regionale, Fabio Vitale, e il direttore provinciale di Perugia, Silvia Costanza Marchetti, esprimono il loro «apprezzamento agli ispettori Inps che hanno condotto l’operazione e a tutti i funzionari che hanno collaborato, distinguendosi per professionalità, impegno e senso di appartenenza all’Istituto». Ma non finisce qui, perché l’Inps ha già previsto altri accertamenti per le stesse tipologie di aziende Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero