Treofan, ancora sette giorni per salvare lavoro e impianti

Treofan, ancora sette giorni per salvare lavoro e impianti
La Jindal chiede la proroga di una settimana per la procedura di licenziamento collettivo dei 142 lavoratori Treofan. Sette giorni ancora di speranza per proseguire la trattativa....

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La Jindal chiede la proroga di una settimana per la procedura di licenziamento collettivo dei 142 lavoratori Treofan. Sette giorni ancora di speranza per proseguire la trattativa. Non è il gol vittoria, ma quello che almeno manda la partita ai supplementari. Ed è arrivato proprio all'ultimo minuto, nel giorno cioè della prevista messa in liquidazione e delle temute lettere di licenziamento. Nell'ultima call tra Ministero del lavoro, Mise, sindacati, liquidatore e avvocati di Jindal, l'azienda ha chiesto fino al 17 febbraio per provare a raggiungere un accordo.

E scongiurare così il rischio di 142 cause di lavoro che potrebbero esporre la proprietà, in caso di condanna, a pagare 36 mensilità a ciascun dipendente. Poi ci sarebbero le cause avanzate dai sindacati per l'operato della multinazionale, finalizzato a portare l'azienda alla liquidazione. «Sono venuti a più miti consigli» sussurrano tra di loro i lavoratori che resteranno anche nei prossimi giorni nello stabilimento. La fabbrica comunque resta occupata, mentre la trattativa ripartirà da dove si era arenata: 10 mesi di incentivo all'esodo, 12 mesi di cassa integrazione, reindustrializzazione con messa a disposizione del capannone, delle aree e soprattutto dei macchinari. Queste le richieste dei sindacati.

La partita si gioca soprattutto sugli impianti. «Faremo tutti gli incontri necessari affinchè si giunga ad un accordo che preveda la prospettiva del reimpiego delle persone e il mantenimento dei macchinari» dice Fabrizio Framarini, segretario generale Femca Cisl Umbria. «Si tratta evidentemente - sottolineano in una nota congiunta i sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl Uiltec Uil e Ugl Chimici - di un cambio di direzione da parte della multinazionale che può consentire la riapertura della trattativa come da noi richiesto».

La proroga chiesta dal liquidatore per proseguire la trattativa viene accolta con favore, resta fondamentale la salvaguardia dei macchinari, indispensabili per garantire la possibilità di continuità produttiva. Per questo proseguirà l'occupazione della fabbrica. «La richiesta di una proroga - ribadisce anche il sindaco di 


Terni, Leonardo Latini - ci spinge a continuare ad impegnarci con tutte le nostre forze e in tutte le direzioni possibili, come rappresentanti della comunità locale, nella ricerca di una soluzione per la salvaguardia dei lavoratori, l'obiettivo resta la reindustrializzazione del sito, con il mantenimento dei macchinari». Visti i precedenti, impossibile fare previsioni. Jindal punta a un accordo in cui si parli di «non concorrenza», una mediazione potrebbe essere la produzione ridotta per facilitare l'arrivo di acquirenti.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero