PERUGIA - Non c’è solo l’ospedale da campo che verrà. Negli accertamenti sull’emergenza Covid-19 in Umbria finiscono anche i test rapidi per dare...
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Le indagini sono iniziate nelle scorse settimane dopo che le questione politica è montata. E, la vicenda, non è sfuggita alla magistratura contabile. Così la Procura regionale della Corte dei Conti, guidata da Rosa Francaviglia, ha acceso un faro sull’acquisto direttodi30mila test rapidi.L’acquisto diretto dei test diagnostici è finito in un fascicolo per cui le fiamme gialle stanno acquisendo tutti gli incartamenti del caso. Un’acquisizione che non è avvenuta con una presentazione in Regione degli uomini in divisa, ma con una richiesta scritta a cui gli uffici starebberogiàrispondendo. Nella richiesta di documentazione da parte delle fiamme gialle, da quello che trapela, ci sarebbe un po’ tutto per l’acquisto diretto dei test rapidi effettuati dalla Regione che li ha ordinati a una ditta di Città di Castello. In particolare dell’acquisto di 15 mila test immunologici e di altri 15 mila molecolari.
La Guardia di Finanza ha chiesto di poter avare le copie dei carteggi intercorsi tra la ditta di Città di Castello e la Regione stessa comprese alcune mail che avrebbero indicato alla Protezione civile regionale, deputata all’acquisto, di rivolgersi, per l’approvvigionamento dei 30mila test, alla stessaimpresa altotiberina. In mezzo una trattativa che avevaportato il prezzoda 27euroa 16 euro come aveva spiegato Stefano Nodessi, direttore Governo del territorio, Ambiente, Protezione civile della Regione, al Comitato di controllo del consiglio regionale presieduto da Thomas De Luca (M5s). Nodessi, nell’occasione, aveva spiegato, come nei momenti concitati dell’emergenza Covid-19 di marzo ha dovuto recepire l’urgenza di dotare la Sanità umbra di test per lo screening veloce, necessari per il triage esternoagli ospedali. Sono stati acquistati dalla Prociv 15mila test rapidi sierologici e 15mila test molecolari. Il prezzo inizialmente richiesto per i sierologici era di 27 euro l’uno, a cui la Regione non ha aderito, cercando invecealtre offerte, trovandoi test a 16,50 euro e acquistabili, infine, a 16 euro. Stessa cosa è avvenuta per i 15mila test molecolari, prezzati,inizialmente 35 euro l’uno.
Nelle pieghe di quell’ordine da circa 290 mila euro, la Corte dei Conti vuole fare chiarezza e per questo ha schierato gli esperti della guardia di finanza sia per l’acquisizione della corposa documentazione, sia per studiare anche il valore scientifico dell’operazionedi screening. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero