Terremoto Thyssen, seconda dimissione Dopo Hiesinger l'addio di Lehner

Terremoto Thyssen, seconda dimissione Dopo Hiesinger l'addio di Lehner
TERNI C'è tanto movimento sotto i cieli di Essen, a dimostrazione che la fusione tra Tata Steel e Thyssen ha creato non poche tensioni all'interno del gruppo e che...

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TERNI C'è tanto movimento sotto i cieli di Essen, a dimostrazione che la fusione tra Tata Steel e Thyssen ha creato non poche tensioni all'interno del gruppo e che gli strascichi non sono indolore e non saranno pochi. La strada per arrivare all'approvazione della commissione Antitrust è lastricata di strappi, stravolgimenti e accuse su come sia stato gestito il cambiamento dentro la grande multinazionale. Dopo le dimissioni del Ceo Hiesinger ieri è stata la volta di Ulrich Lehner, chairman di Thyssenkrupp dal marzo 2013. Il 72enne Lehner, che ha dichiarato di non avere più la fiducia degli azionisti di maggioranza, lascerà formalmente l'incarico a fine mese. Guido Kerkhoff, chief financial officer di Thyssenkrupp nominato al posto di Hiesinger (su base temporanea) solo venerdì scorso, si è detto dispiaciuto per le dimissioni di Lehner, ringraziandolo per la sua «leadership seria e affidabile». Lehner faceva parte della commissione di vigilanza e le sue dimissioni indicano ancora di più come la joint venture con Tata sia stata sofferta.

L'inizio di un vero e proprio terremoto che ha reso necessario un intervento del responsabile Joachim Limberg, Ceo di Materials. Si è rivolto ai colleghi usando la newsletter interna per rassicurare i colleghi, affermando che «Molte cose sonom cambiate e anch'io sono stato rimasto sorpreso dalle notizie.Ma vi posso assicurare che la nostra strategia per MX rimane invariata. Questo lo abbiamo sottolineato anche molto chiaramente in occasione dei nostri incontri per la  pianificazione con i responsabili delle Operating Units e delle Corporate Functions. Noi continuiamo quindi il nostro cammino in modo inflessibile. Sono assolutamente convinto che insieme ce la faremo». Limberg spiega come la Tk sia una multinazionale forte e Materials una sorta di macchina da guerra, in grado di dare le risposte migliori al cliente, in grado di sfruttare le sinergie e di avere un'organizzazione formidabile. Parole importanti perchè Ast fa parte proprio di questa divisione. Ma il mercato è in movimento. Per Ast, come detto, si è fatta avanti, in maniera informale, la piccola ma efficente Kloechner mentre un fondo californiano avrebbe dimostrato interesse per il pacchetto Materials.

La presidente della Regione Marini chiede chiarezza e certezze ma, al momento, sembra che la resa dei conti sia soprattutto dentro Tk. Cosa succederà sotto al cielo di Terni è ancora poco chiaro.
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Il Messaggero