Terni, la memoria negata «Salvate i vecchi locomotori»

Uno dei due locomotori
«Salviamo i due locomotori storici abbandonati a se stessi dopo il recupero di venti anni fa». L’appello arriva dal consigliere comunale della lista I Love...

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«Salviamo i due locomotori storici abbandonati a se stessi dopo il recupero di venti anni fa». L’appello arriva dal consigliere comunale della lista I Love Terni, Enrico Melasecche. «Il primo era attivo all’interno delle acciaierie nella prima metà del secolo scorso, il secondo sembra fosse utilizzato quando era in funzione la ferrovia Terni-Ferentillo».


Si tratta di due locomotori elettrici che svolgevano attività di traino vagoni nella tratta Terni-Ferentillo e attività di carico e scarico merci dalla stazione fin dentro gli impianti dell’allora Società Terni, le acciaierie di viale Brin per capirci. In particolare, il più grande dei due, è un locomotore ad accumulatori elettrici costruito dal Tibb (Tecnomasio Italiano Brown Boveri) di Vado Ligure nel 1927, per conto della Stet (Società per le Tramvie Elettriche di Terni). Dal 1927 al 1935 ha svolto servizio tra la Società Terni e viale Fonderia; dal 1935 in servizio solo all’interno dello stabilimento. Entrambi i locomotori sono stati restaurati a cura dell’Atc nell’ambito di un progetto che, circa nove anni fa, prevedeva di sistemarli negli spazi dell’Itis Lorenzo Allievi di Terni. Progetto che però è naufragato come spiegò cinque anni fa, Sergio Sbarzella, allora presidente di Atc, oggi confluita in Umbria Mobilità.

«I due locomotori, dopo il restauro, furono ricoverati per proteggerli nel capannone magazzino delle Ferrovie dello Stato a ridosso della stazione ferroviaria posto dopo i binari e lì abbandonati a meno che non siano stati nel frattempo demoliti», dice oggi il consigliere Melasecche. Insomma, il rischio che siano andati distrutti è serio. Per questo Melasecche ha presentato al sindaco Leopoldo Di Girolamo un’interrogazione urgente per «verificare l’esistenza dei due locomotori comunicandola al consiglio comunale unitamente al loro stato di conservazione».
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Il Messaggero