Terni, vittima dei bulli per il peso si marchia a fuoco il petto

Bulli in azione
Marco ha 15 anni, è timido, fatica a fare amicizia e per lui l’impatto con i nuovi compagni del primo è stato a dir poco pesante. Il bullo della classe lo...

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Marco ha 15 anni, è timido, fatica a fare amicizia e per lui l’impatto con i nuovi compagni del primo è stato a dir poco pesante. Il bullo della classe lo prende di mira subito ma non si accontenta di offenderlo e deriderlo in aula e vuole regolare la cosa fuori dalla scuola. Marco all’inizio non racconta nulla ai genitori di quelle continue umiliazioni mattutine. Finché il suo sfidante non gli fa sapere che l’aspetterà all’uscita insieme ai suoi amici. Lui si mette paura e capisce di non poter più nascondere quel macigno che si porta dentro dai primi di settembre. Saranno proprio i genitori a chiedere aiuto allo sportello dell’associazione genitori che accoglie e supporta le famiglie ed i ragazzi vittime di bullismo.


«E’ successo qualche giorno fa - conferma Maurizio Valentini dell’Age - purtroppo sempre più spesso gli scontri di bullismo a scuola hanno riflessi all’esterno, si chiamano gli amici dello sfidante e la preda si aspetta fuori. Quasi sempre chi è vittima dei bulli e lo nasconde - aggiunge - sfoga il suo disagio in atti di autolesionismo: dal rifiuto di mangiare ad atti pesantissimi contro la propria persona».  E’ il caso di Francesco, 17 anni, che frequenta il quarto superiore in una scuola della città. Un po’ in carne, riflessivo e introverso, bistrattato per anni, era diventato la vittima predestinata dei compagni bulli. Una pressione psicologica durata anni. Sarà un insegnante a scoprire che Francesco si è inciso il petto con il fuoco, un modo per “pagare” la sua inadeguatezza sociale. «I genitori non si erano accorti di nulla - dice Maurizio Valentini - del resto è sempre così, in questi casi la famiglia è l’ultima a conoscere i risvolti devastanti dei disagi subiti dal proprio figlio». A Terni i casi seguiti dall’associazione genitori sono in deciso e costante aumento. Quelli più gravi sono all’attenzione dell’ufficio minori della questura. «A scuola abbiamo tanti casi di ragazzi che, tra marzo e aprile, lasciano improvvisamente la scuola. Solo dopo si saprà che si trattava di una decisione legata al bullismo. Lo sappiamo solo dopo, quando hanno smesso perché non reggono l’impatto continuo con una realtà che non riescono ad affrontare. Un tempo questo avveniva di rado e ci si metteva mano. Ora, quando bambini e ragazzi vengono esclusi e perseguitati, si spezza un contatto che non si ricrea più». Diversi i casi in cui il nemico di turno si distrugge rubando la colazione. «Seguiamo ragazzini costretti per mesi a pagare la colazione al compagno che, non contento, rubava pure il loro panino. Un gesto che sembra uno scherzo ma che invece, portato avanti per mesi, è un atto di bullismo perché la vittima diventa la barzelletta della scuola». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero