Terni."Santa Maria" studio del Parkinson. A Neurologia l'ultima fase con i monoclonali

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Buone notizie arrivano per i malati di Parkinson dal reparto...

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Buone notizie arrivano per i malati di Parkinson dal reparto neurologico dell’ospedale di Terni, dove il primario Carlo Colosimo, sta conducendo degli studi con anticorpi monoclonali per cercare di bloccare la proteina infettante che, probabilmente, causa la malattia. «Per la verità – spiega Colosimo- sono due i trial internazionali più importanti in corso presso il “ Santa Maria”: uno con un anticorpo monoclonale somministrabile per via endovenosa, chiamato studio “Padova” in cui sono coinvolti 9 centri italiani tra i quali, appunto, anche Terni, il secondo, con un farmaco a basso peso molecolare somministrabile invece per via orale (studio Orchesta) a cui partecipano 5 centri italiani compreso, anche in questo caso, anche il nostro. Entrambi gli studi vanno a bloccare la proteina quando si trasferisce da una cellula all'altra e sono diretti a pazienti in fase molto iniziale di malattia, cioè entro due anni dall’esordio dei sintomi». Ma come si manifesta la malattia di Parkinson? «Questa malattia neurodegenerativa è la più diffusa nel mondo, dopo l'Alzheimer. Si tratta di una malattia neurologica che colpisce oggi 5-7 milioni di persone nel mondo, di cui circa 400.000 solo in Italia, e che si manifesta in media intorno ai 60 anni di età ma con una grande variabilità. Si stima che questo numero sia destinato ad aumentare nel nostro Paese e che nei prossimi 15 anni saranno 6.000 i nuovi casi ogni anno, di cui la metà colpiti in età lavorativa». Terni non differisce di molto dalla percentuale nazionale. Si stima (non ci sono dati di riferimento) che circa il 4% abbia a che fare con l’Alzheimer. La diagnosi della malattia è essenzialmente clinica e si basa sui sintomi presentati dal paziente. Per quanto riguarda il primo studio emergono segnali promettenti in merito alla buona tollerabilità del farmaco. «Nel corso degli studi preliminari- conclude Colosimo- rispetto allo studio internazionale “Padova” sono stati evidenziati iniziali elementi positivi rispetto alla capacità dell’anticorpo di modificare il decorso della malattia. Ora lo studio giunto alla fase III (quella che potrebbe precedere all’immissione in commercio della molecola) ha l'obiettivo di dimostrare in maniera univoca che l'anticorpo monoclonale rallenta la progressione del Parkinson».


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Il Messaggero