Terni locomotiva dell'Umbria il 2021 è l'anno della ripresa ma resta alto il rischio default

Terni
E' il 2021 l'anno della ripresa per Terni con un dato record a livello nazionale, grazie anche alla spinta del bonus 110%, ma resta alto l'Indice di rischio delle Pmi,...

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E' il 2021 l'anno della ripresa per Terni con un dato record a livello nazionale, grazie anche alla spinta del bonus 110%, ma resta alto l'Indice di rischio delle Pmi, ovvero un default del sistema economico locale. E' la sintesi della relazione economico sociale dell'Aur L’Umbria (e l’Italia) in transizione Dalla crisi energetica alle risorse del PNRR”. Un bilancio in chiaro scuro per Terni che nel 2021 è stata la provincia più performante in Italia”, per i redditi prodotti grazie al bonus 110%, come si legge nella relazione, ma ora deve fare i conti con il rischio default, ovvero la fragilità delle Piccole e medie imprese che rischiano di chiudere da un momento all'altro. L’Umbria - è scritto nella relazione -  figura tra le regioni a maggior vulnerabilità, in particolare con Terni, la seconda provincia (dopo Crotone) con la maggior quota di aziende a rischio, una su quattro”. 

La ripresaAnche se il 2007, l'anno d'oro per Terni, resta ancora lontano, il 2021 ha segnato la ripresa delle attività economiche con una percentuale di crescita dei redditi prodotti più alta dell'Umbria e della media italiana. Una ripresa che ha permesso alla provincia di Terni di torna ai livelli pre-pandemia. Secondo quanto riportato dalle stime dell’Istituto Tagliacarne, la crescita nominale rispetto al 2020 dei redditi prodotti dal sistema umbro - si legge ancora nella relazione dell'Aur - avrebbe superato, con il suo 8,2 per cento, quello dell’intero Paese (+6,1 per cento), con un differenziale di ripresa tra le due province: 7,9 per cento in quella di Perugia e 9,2 per cento in quella di Terni, che si è contraddistinta altresì per il recupero provinciale più elevato". Una crescita che ha portato più soldi nelle tasche dei ternani, come spiega ancora l'Aur, e che ha permesso a Terni di fare un significativo balzo in avanti nella graduatoria del del valore aggiunto pro capite prodotto. "Lo spostamento più significativo ha riguardato in senso positivo Terni, passata dal 2019 al 2021 dalla 70esima alla 62esima posizione, raggiungendo con 23.030 euro correnti pro capite  il miglior piazzamento dal 2011 a oggi".

La spintaLa ripresa registrata a Terni è frutto degli effetti che il bonus 110% ha avuto sul comparto edilizio, in particolare nel settore delle ristrutturazioni. Se in Italia il comparto è cresciuto in valore aggiunto rispetto al 2019 di quasi il 13 per cento, l’Umbria - è l'analisi dell'Aur - ha ampiamente superato la performance italiana visto che entrambe le province si sono caratterizzate per tassi di crescita superiori al 30 per cento (Terni, con 41,9 per cento, è stata la provincia più performante in Italia) ". Anche l'industria ha contribuito alla ripresa, ma in termini minori rispetto al comparto edilizio. Anche l’industria in senso stretto - si legge nella relazione -  ha mostrato una forte vivacità (+1,9 per cento la variazione nominale rispetto al 2019), e l’Umbria si è collocata tra le regioni a maggiore tasso di ripresa, testimoniata anche dal forte recupero in termini di occupati". 

I rischi. Restano a Terni fattori di rischio molto alti che possono vanificare da un momento all'altro la crescita registrata, in particolare a causa del caro energia e del caro materie prime. Insomma, da locomotiva a vaporetto. Fattori di rischio che spingono il tessuto delle imprese locali della provincia di Terni verso il default con una velocità tra le più alte d'Italia. L’aumento della rischiosità delle imprese riguarda tutte le aree del Paese, con un ampliamento del divario tra Nord e Centro-Sud. Il Centro è l’area con la maggiore incidenza di imprese a rischio, mentre il Sud registra la quota più alta di imprese fragili (rischiose e vulnerabili), il 60 per cento del totale. L’Umbria figura tra le regioni a maggior vulnerabilità, in particolare con Terni, la seconda provincia (dopo Crotone) con la maggior quota di aziende a rischio, una su quattro".

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Il Messaggero