Terni, incubo pusher incappucciati: tornano con la tenda nel bosco della Valserra e i residenti sono esasperati

"E' urgente intervenire per la sicurezza dei cittadini"

Terni, incubo pusher incappucciati: tornano con la tenda nel bosco della Valserra e i residenti sono esasperati
TERNI - Stesso bosco e solito “lavoro” per i pusher africani che distribuiscono le dosi e che forse hanno poco da perdere. ...

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TERNI - Stesso bosco e solito “lavoro” per i pusher africani che distribuiscono le dosi e che forse hanno poco da perdere.

Quando incontrano i clienti sono incappucciati, convinti di diminuire così il rischio di essere riconosciuti.  

Siamo in Valserra, a metà strada tra Rocca San Zenone e Giuncano. C'è un grosso slargo dove i tanti clienti si fermano giusto il tempo necessario a raggiungere il pusher di turno, comprare la droga che serve e poi ripartire a tutta  velocità.

Gli spacciatori che si alternano qui arrivano con le bici ma anche a piedi, rischiando di essere travolti dalle auto visto che quella strada non è adatta ai pedoni.

Ora che sono tornati, quando incontrano i clienti preferiscono coprire il volto. Hanno scelto di “lavorare” incappucciati per spacciare in tutta tranquillità. La gente che vive in Valserra è esasperata.

«Siamo stanchi di questa situazione che si ripresenta dopo gli arresti che risalgono a meno di un anno fa - dicono gli abitanti. Una situazione insostenibile, che deve essere affrontata senza perdere tempo».

Quel market dello spaccio era stato smantellato dagli investigatori dell’arma a giugno 2022. Quando i  carabinieri rischiarono la vita per bloccare e ammanettare i due pusher marocchini che ingaggiarono un corpo a corpo con i militari, due dei quali rimasero feriti. Nell’accampamento allestito nella fitta boscaglia della Valserra i militari recuperarono un etto di cocaina, uno e mezzo di hascisc e il materiale per confezionare le dosi.  

Dopo il blitz furono spesi quindicimila euro per ripulire il bosco da batterie di auto rubate, materassi, tende, bottiglie e rifiuti di ogni tipo. Per tentare di dissuadere la fiorente attività di spaccio anche il bosco fu in parte tagliato, ma questo non è servito a bloccare un lavoro molto redditizio.

«Chiediamo alle istituzioni di intervenire subito per risolvere questa emergenza. E’ inaccettabile che dopo aver speso soldi pubblici tutto sia tornato come prima - tuonano i residenti della Valserra. Chiediamo che si intervenga per garantire la sicurezza».

Dieci mesi fa l’indagine “Bigfoot” della squadra mobile fece finire in carcere altri due ventenni marocchini che vendevano la droga solo in mezzo ai boschi. C’era un centralinista che indirizzava i clienti a seconda della loro posizione: a Giuncano o in località Villa Grotti, nel comune di Cittaducale, nel reatino.

Da allora si sono contati una decina di blitz delle forze dell’ordine, che hanno smantellato altrettanti covi di spaccio nella fitta vegetazione intorno alla conca. Dei pusher però neppure l’ombra. Un’attività che non è servita a stroncare un fenomeno allarmante, che garantisce a chi spaccia la possibilità di fuga all’arrivo degli uomini in divisa. Oggi le montagne intorno alla conca continuano ad essere la base più ambita da chi smista stupefacenti in un mercato insaziabile.

Le segnalazioni dei cittadini continuano ad arrivare da Cesi, da Taizzano, da Piediluco. Zone dove, nonostante i ripetuti servizi di contrasto, c’è un viavai continuo di spacciatori e clienti.

Dai boschi del narnese e di Vascigliano di Stroncone di  recente sono spuntate fuori anche le armi. Pistole e fucili nascosti lì da pusher pronti a tutto pur di difendere le proprie zone di spaccio.

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Il Messaggero