Prove tecniche di campionato mondiale. Il territorio di Terni, per...
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Prove tecniche di campionato mondiale. Il territorio di Terni, per l'esattezza a Stroncone, ospita di nuovo una manifestazione iridata di tiro con l'arco, anche stavolta nella specialità 3D. In vista dell'appuntamento, previsto per settembre 2022, la Nazionale italiana è intanto venuta sul posto per un raduno. Ben 24 arcieri azzurri, da venerdì 8 aprile fino a domencia 10 aprile, sono stati chiamati dalla federazione (Fitarco), a disposizione del direttore tecnico Giorgio Botto e dei coach Daniele Bellotti, Vincenzo Sacarmuzza e Antonio Tosco. Tre giorni per cominciare a prendere confidenza con i luoghi in cui gli atleti daranno l'assalto al titolo iridato. Nei boschi stronconesi, si tira alle sagome raffiguranti animali, ci si allena e ci si prepara. Ma c'è anche il modo per stare insieme e fare gruppo. A fare da “Cicerone”, a tutti gli altri atleti e tecnici è Sabrina Vannini, campionessa padovana ma tesserata per l'Asd Arcieri Città di Terni. Tra l'altro, unica rappresentante del tiro con l'arco ternano. “E' vero – conferma lei – sono stata tra i primi ad arrivare ed ho accompagnato altri atleti a vedere il nostro impianto di via del Centenario. Vi dico che sono rimasti sbalorditi. Riguardo a Stroncone, ci ero stata già una volta, in passato. Il territorio mi era già familiare. Il bosco è bellissimo, ci si cammina bene, non è faticoso, le frecce non si perdono. E poi, tanti alberi secolari. Percorso agevole, ma non banale. Si creano dei tunnel interessanti e certe difficoltà di tiro, sia per le pendenze che per la morfologia. Le sagome, così, sembrano più vicine, nonostante siano lontane. L'ambiente circostante dà questa impressione. I Mondiali, lì, saranno una favola”. Che atmosfera si respira, al raduno degli Azzurri? “Come quella che respira uno a dieta che entra in una pasticceria. C'è voglia di tirare, tirare, tirare... E poi parli sempre e solo di arco, frecce, materiali e gare. E la cosa continua anche in macchina, a cena e dopo cena. Tre giorni sono pochi, ma si impara tanto. Come una masterclass intensiva, diciamo così”.
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Il Messaggero