Terni, rapinato a calci e pugni: il processo ai violenti dura dodici anni e finisce in prescrizione

Terni, rapinato a calci e pugni: il processo ai violenti dura dodici anni e finisce in prescrizione
TERNI - Una rapina violenta andata in scena 12 anni fa di fronte a un bar di Borgo Bovio. E un processo infinito per due fratelli romeni che all’epoca finirono a Sabbione e...

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TERNI - Una rapina violenta andata in scena 12 anni fa di fronte a un bar di Borgo Bovio. E un processo infinito per due fratelli romeni che all’epoca finirono a Sabbione e che ieri hanno chiuso il conto con la giustizia con una sentenza di non luogo a procedere grazie alla prescrizione dei reati.

In aula, di fronte al tribunale presieduto da Simona Tordelli, il pubblico ministero ha chiesto per i due fratelli, che hanno 39 e 41 anni, la condanna a tre anni e sei mesi.

Il legale degli imputati, Francesco Mattiangeli, nel sottolineare l’estraneità dei suoi assistiti alle accuse, ha chiesto la derubricazione della rapina nella più lieve violenza privata, accolta dal giudice, e invocaTO la prescrizione per i reati contestati ai due romeni.

Il processo si è chiuso con la sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione.

La rapina andò in scena il 16 gennaio del 2011, di fronte ad un bar. I due fratelli romeni, che vivevano a Casteltodino, nella ricostruzione d’accusa, attesero un giovane connazionale per rubargli il telefonino. Di fronte al suo tentativo di resistere al furto il ragazzo, per l’accusa sostenuta dalla procura, fu preso a calci e pugni. Una volta preso il cellulare, la vittima fu rinchiusa nel portabagagli dell’auto dei due fratelli, una fiat Punto.

La vittima riuscì a liberarsi dalla scomoda posizione in cui era finita e andò in ospedale per farsi medicare le lesioni riportate nell’aggressione. Giudicate guaribili dai sanitari in dieci giorni.

Sul posto la polizia, che nel giro di un paio di giorni, anche grazie al riconoscimento da parte della vittima e di alcuni testimoni oculari, chiuse le indagini e mise le manette ai polsi dei fratelli romeni. Restarono in una cella del carcere di Sabbione per tre mesi.

Il giudice per le indagini preliminari, all’esito della chiusura delle indagini da parte della procura, firmò un decreto di giudizio immediato. Iniziò il processo di fronte al giudice unico penale ma nel 2016, quando la sentenza era prossima, l’avvocato Mattiangeli chiese di spostare la causa di fronte al tribunale collegiale per questioni di competenza. Nelle more della riassegnazione sono passati altri anni, durante i quali i due romeni si sono sempre dichiarati estranei alle  accuse.

Ieri la sentenza di non luogo a procedere, con il legale che esprime «grande soddisfazione per l’esito del processo».

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Il Messaggero