Terni, morto a 43 anni per un mix di cocaina e metadone: Indagato l'amico che l'ospitava a casa

Terni, morto a 43 anni per un mix di cocaina e metadone: Indagato l'amico che l'ospitava a casa
TERNI - L’amico di Emanuele è indagato per omessa custodia del metadone che aveva in casa per curarsi e morte come conseguenza di altro reato. ...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

TERNI - L’amico di Emanuele è indagato per omessa custodia del metadone che aveva in casa per curarsi e morte come conseguenza di altro reato.

Sono le ipotesi di reato contestate, nel fascicolo aperto dalla procura, all’amico di Emanuele Mattioli, 43 anni, ternano.

Stroncato da un mix di metadone e cocaina nella casa di via degli Artieri dove aveva trascorso anche la notte precedente il decesso.

La tragedia martedì pomeriggio, quando il proprietario dell’appartamento a due passi da piazza Clai, nel cuore del centro storico, ha chiamato i soccorsi perché Emanuele non dava segni di vita.

Il personale del 118, giunto sul posto, non ha potuto fare altro che constatare il decesso del 43enne ternano.

Agli investigatori della questura il compito di ricostruire i dettagli dell’ennesimo caso di overdose letale in cui torna con prepotenza la presenza del metadone. La sostanza che i tossicodipendenti utilizzano per disintossicarsi e che sta mietendo vittime.

L’amico di Emanuele, un quarantenne ternano in stato di alterazione, viene portato in questura. Sarà lui a raccontare che Emanuele, prima di sentirsi male, aveva ingerito un mix di metadone, di cui il proprietario di casa aveva la disponibilità  per curarsi, e cocaina.

Dai primi accertamenti della polizia emerge un particolare di non poco conto. Nella notte tra lunedì e martedì il 43enne si era già sentito male nella casa di via degli Artieri, pare dopo aver assunto del metadone. Stava talmente male che l’amico aveva chiesto aiuto. In quella circostanza Emanuele era stato soccorso dal personale del 118, che l’aveva salvato grazie a un’iniezione di Narcan.

Qualche ora dopo un altro malore, stavolta senza ritorno.

Sentito a lungo dagli investigatori, l’amico della vittima ha collaborato alle indagini raccontando la sua versione dei fatti che ora andrà confermata dagli accertamenti in corso.

Nell’appartamento, oltre alla boccetta di metadone vuota, non sono stati trovati altri flaconcini della sostanza, che torna di nuovo con prepotenza sul banco degli imputati.

Inevitabili l’autopsia e gli esami tossicologici, accertamenti fondamentali per confermare l’ipotesi investigativa del mix letale condito ancora una volta con la sostanza che i tossicodipendenti utilizzano per disintossicarsi.

L’incarico al perito sarà conferito nelle prossime ora dal pm, Marco Stramaglia, che coordina le indagini della squadra mobile ternana.

Il 19 dicembre un mix di metadone e alcol ha ucciso Mehdi Tabei, 44 anni, tunisino che viveva a Terni da tanti anni.

Trovato senza vita a San Giovanni, a casa di un noto tossicodipendente in cura al Serd. Sarà lui a raccontare agli investigatori di aver lasciato incustodito il metadone che utilizzava per disintossicarsi. La gestione del metadone ceduto da un tossico che, a luglio 2020, causò la morte dei due quindicenni ternani, Flavio e Gianluca, ha spinto le famiglie dei due adolescenti a chiedere all’Usl un risarcimento da 5 milioni di euro. Per i legali non sarebbero state seguite le rigide procedure per l’affido terapeutico del metadone a Aldo Maria Romboli, ai domiciliari per aver venduto a Flavio e Gianluca, al costo di 15 euro, quel metadone che li ha uccisi.

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero