Mercato immobiliare, a Terni solo il commercio riesce a trainare una lenta ripresa

Mercato immobiliare, a Terni solo il commercio riesce a trainare una lenta ripresa
TERNI Il commercio traina la ripresa immobiliare. Le attività...

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TERNI Il commercio traina la ripresa immobiliare. Le attività si spostano, le multinazionali arrivano, il mercato registra timidi segnali di ripresa. A settembre aprirà Jysk, al Tulipano. L’azienda danese di distribuzione di mobili e articoli per la casa, con 3mila negozi sparsi in 48 Paesi del mondo, occuperà una superficie di vendita di 1.300 metri quadrati a Terni, al grattacielo che per anni è stato simbolo delle opere incompiute della capitale dell’acciaio. «A settembre l’inaugurazione del più grande competitor di Ikea - annuncia Giunio Marcangeli, l’imprenditore che ha condotto la trattativa – insieme ad atri due colossi internazionali». Non svela i nomi: «Ho firmato un patto di riservatezza». Ma conferma l’avvio di altre attività extralimentari, una di complementi per l’arredo e una di abbigliamento, accanto a Jysk. Questo significa che i contratti di locazione si sottoscrivono, che gli investitori ci sono, che il mercato riparte da qui. Dal commercio. Che cambia. Perché i negozi scappano via dal centro: «La fuga è iniziata ancora prima della pandemia - dice Daniele Stellati (Confesercenti) - spinta da tre fattori: dal caro affitti, dalla difficoltà a raggiungere le vie dello shopping, dallo stato di degrado in cui versa il centro storico della città. Ed ha registrato un’accelerazione negli ultimi mesi, quando i rincari hanno raggiunto anche i titolari d’impresa, sempre più convinti che investire all’interno di un centro commerciale, dove i locali sono innovativi e serviti da parcheggi gratuiti, sia la salvezza». E infatti, tra corso Tacito, via Primo Maggio, corso Vecchio e via Angeloni, le vetrine si svuotano giorno dopo giorno. I negozi non chiudono, si trasferiscono altrove. Questo fenomeno di migrazione verso i centri commerciali determina il movimento in atto attualmente nel settore immobiliare, che per il resto fatica ad andare avanti. Piero Carissimi, immobiliarista storico della città, parla di «momento stagnante». Sceglie un termine duro: «Che rappresenta però la situazione reale. Se da una parte è vero che i contratti di affitto dei locali commerciali sono in aumento, dall’altra non si può negare che quelli per l’acquisto della prima casa sono in discesa». «Le richieste ci sono - argomenta Carissimi - perché il ternano resta convinto del fatto che il mattone rappresenta il bene rifugio per eccellenza. Ma spesso non ce la fa a portare a termine la trattativa. Diciamo che su dieci trattative ne chiudiamo quattro. Non di più». A parte questa fotografia, Carissimi spiega che è proprio questo il momento giusto per investire: «Le case, ma anche gli uffici e i capannoni, sono beni materiali il cui valore cresce durante i periodi di alta inflazione e rappresentano una valida alternativa ad altri tipi investimento». Il mattone è qualcosa di “solido” da lasciare ai figli. Così ragionano i ternani. «E meno male» – commenta l’immobiliarista. E cosa chiedono i ternani? «Da quando è scoppiata la pandemia, si vendono prevalentemente case singole con un pezzetto di giardino o appartamenti con terrazzo – dichiarano dall’associazione degli agenti immobiliari della provincia – sempre meno però, perché non ci sono nuove costruzioni e nell’usato si trova ormai molto poco». «Se ci fosse disponibilità di appartamenti in centro, si venderebbero quelli, per primi» - fa eco Carissimi. Intanto, il mercato riprende a brillare dal commercio. «Lì c’è movimento vero» - confermano gli immobiliaristi. «E forse quel movimento rimetterà in moto anche il mercato residenziale – conclude Marcangeli – perché con l’arrivo delle multinazionali arriveranno anche nuovi posti di lavoro».

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Il Messaggero