Terni, elezione di Ferranti la Lega rivendica spazio

Palazzo Spada
Ferranti sì, Ferranti no. Forse Ceccotti. Il toto presidente impazza e agita i sonni del sindaco Leonardo Latini, che si è già dovuto misurare con un aut aut...

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Ferranti sì, Ferranti no. Forse Ceccotti. Il toto presidente impazza e agita i sonni del sindaco Leonardo Latini, che si è già dovuto misurare con un aut aut arrivato da Forza Italia. In attesa che venga convocata una riunione di maggioranza  (visto che è così che funziona quando ci sono nodi da sciogliere) FI si vedrà alla vigilia del voto, ovvero martedì. Intanto si racconta che il deputato Raffaele Nevi, tramite un emissario di sua fiducia, abbia fatto arrivare a Latini un messaggio chiaro: Ferranti presidente del Consiglio è frutto di un accordo nazionale, perciò occhio alla penna. Il punto è proprio questo però. In casa Lega circola un ragionamento che rimette in discussione gli equilibri della coalizione dopo l'ingresso in giunta di Andrea Giuli. Il vicesindaco tecnico (un ossimoro in politica) scelto da Latini è giudicato troppo vicino a Forza Italia, di cui in passato è stato più che un semplice militante. Perciò, prosegue il ragionamento dalle parti del Carroccio, gli equilibri sono in parte già saltati (troppo a vantaggio di FI) e andrebbero riequilibrati. Come? Mettendo uno della Lega a presidente del Consiglio. Magari quel Cristiano Ceccotti (ex vicesindaco a Otricoli quando la Lega muoveva i primi passi in Umbria) che doveva entrare in Giunta al posto di Giuli prima che Latini vincesse con i colonnelli della Lega il braccio di ferro su Ceccotti. Intanto, mercoledì si torna in Consiglio consapevoli che se anche il nodo Ferranti fosse stato risolto i 22 voti che servono per eleggere il presidente del Consiglio mancano fisicamente, ammesso che dai banchi dell'opposizione non arrivi un soccorso a Latini, magari da qualche collega. Una cosa è certa ogni convocazione del Consiglio costa alle casse del Comune 4 mila euro e il nuovo regolamento non consente il voto a oltranza come in passato. Dunque, non possono essere certo i ternani a pagare per le beghe della maggioranza. Il Consiglio dovrebbe servire ad altro. 
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Il Messaggero