Terni, la mamma di Alessandro, vittima della strage del Rigopiano: «Combatteremo ancora per la verità»

L'avvocato Ranalli prepara l’istanza alla procura di Pescara per l'appello alla sentenza che ha assolto la gran parte degli imputati

Terni, la mamma di Alessandro, vittima della strage del Rigopiano: «Combatteremo ancora per la verità»
TERNI - «Spero che l’appello possa restituire quella giustizia che fino a oggi non c’è stata. Combatteremo ancora per la verità. Alessandro e le...

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TERNI - «Spero che l’appello possa restituire quella giustizia che fino a oggi non c’è stata. Combatteremo ancora per la verità. Alessandro e le altre 28 persone sono state lasciate morire nel resort. Se ognuno avesse fatto quello che doveva si sarebbero potuti salvare».

A parlare è Antonella Maria Pastorelli, la mamma di Alessandro Riccetti, 33 anni ternano. Lavorava come receptionist nel resort di Farindola ed è una delle vittime della strage del Rigopiano.

Tre mesi fa la sentenza di primo grado con cinque condanne a pene lievi e 25 assoluzioni per una valanga che ha spazzato via 29 vite. In queste ore sono state depositate le motivazioni che hanno portato il gup, Gianluca Sarandrea, ad assolvere la gran parte degli imputati. Sono legate all’imprevedibilità della valanga che inghiottì il resort.  Circostanza che ha fatto cadere l’ipotesi d’accusa più grave, quella di disastro colposo.

In trecento pagine il giudice sottolinea come su quel sito non ci fosse il sospetto di rischi imminenti di valanghe. Nessun tipo di allerta sarebbe emersa per l’area dove fu costruito il resort di Farindola. E quindi nessuna concretezza sulla necessità di provvedimenti volti a prevenire un evento che, per il giudice che ha assolto la gran parte degli imputati, era impossibile prevedere.

«Come parte civile sto predisponendo un’istanza alla procura della repubblica di Pescara affinché proceda ad appello della sentenza, perché ci sono diversi passaggi che non ci convincono» dice l’avvocato, Giovanni Ranalli, che ha seguito la famiglia di Alessandro nel lungo percorso alla ricerca della verità.

«Motiveremo i passaggi contestabili di questa sentenza - aggiunge - e ci coordineremo con gli altri legali per fare fronte comune sulle istanze alla procura».

La procura di Pescara, che nel processo per i 29 morti di Rigopiano chiese condanne ad oltre 150 anni di carcere, ha 45 giorni per presentare appello.

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Il Messaggero