Terni, la crisi del commercio fa "rimpicciolire" i negozi

Terni, la crisi del commercio fa "rimpicciolire" i negozi
TERNI - La frenata dei consumi è stata rilevata anche dall’Istat. Che già per il mese di marzo stima un calo delle vendite al dettaglio del 25 per cento...

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TERNI - La frenata dei consumi è stata rilevata anche dall’Istat. Che già per il mese di marzo stima un calo delle vendite al dettaglio del 25 per cento rispetto al 2021. Abbigliamento e calzature sprofondano nell’abisso, mentre il turismo e i servizi per il tempo libero reggono meglio. I consumi crollano al punto che Confesercenti teme uno “shock imprese” . Daniele Stellati, direttore di Confesercenti Terni, con riferimento al dato fornito dall’Istat, argomenta: «Se ogni famiglia spenderà 1.200 euro in più per gas e luce, 300 per il carburante e altrettante per riempire la dispensa, è ovvio che sottrarrà 2mila euro ai cosiddetti beni liberi. Di conseguenza quei settori che stavano appena alzando la testa dopo la batosta del Covid, non si riprenderanno. Se il calo delle vendite è del 25 per cento per l’extralimentare, significa che un negozio su quattro è in sofferenza e che il 2022 prosegue nel segno dell’incertezza».


Infatti continua la migrazione delle attività storiche del centro cittadino in locali più piccoli, dove affitto, utenze e tasse sui rifiuti, costano meno. L’ultima a spostarsi (in Corso Vecchio) è quella che per quasi mezzo secolo ha rifornito i parrucchieri del territorio. «La scelta di lasciare questa sede a cui la città è affezionata - spiega Elisa Casera – non è stata presa a cuor leggero, perché ci sarebbe piaciuto restare qui dove è nata. Ma questa parte di centro, tra il retro del teatro Verdi e la torre di Sant’Agape, ormai è diventata brutta e degradata. E se ad un certo punto ci eravamo abituati a vedere la torre sostenuta da un “imbraco” di acciaio, adesso non ce la facciamo più a tollerare che la strada resti così malconcia (da due anni mancano decine di mattonelle di porfido, ndr) e le transenne aumentino». Negli anni è stato transennato un po' tutto, in quella zona. Che poi è quella in cui il transito è maggiore: via dell’Ospedale congiunge il parcheggio di largo Manni e quindi il mercato, con Corso Vecchio.
La crisi cambia la città. I negozi, quando possono, si ridimensionano. E i consumatori li seguono, legati ai titolari da un rapporto di fiducia.
Per la spesa alimentare, invece, le cose sono diverse. In questo caso, a Terni, sono i consumatori a spostarsi: dai supermercati passano ai discount. Una bella fetta della popolazione acquista solo alimenti in promozione, gli altri si rivolgono a supermarket più a buon mercato.
«Mentre la battuta d’arresto del settore moda è dovuta ad un peggioramento del clima di fiducia delle famiglie, influenzato dalla crescita dell'inflazione e dalle preoccupazioni per le prospettive future generate dall'evoluzione del conflitto in Ucraina - analizza Stellati – la tendenza a spostarsi nella grande distribuzione per riempie il carrello della spesa, è da addebitare alla necessità di risparmiare».

«Il calo delle vendite alimentari è lieve, pari al 3 per cento. Ma il “dirottamento” verso i discount è segno che i consumatori adottano atteggiamenti prudenti anche nell'acquisto dei beni di prima necessità. L'economia rallenta, l'inflazione incide sul portafoglio dei ternani, la destabilizzazione del conflitto in atto preoccupa, il commercio ne risente». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero