TERNI «Luciano non ha mai portato la droga dello stupro a casa di Mario. So per certo che ha portato della cocaina che gli ha venduto a prezzi esorbitanti. Gliela faceva...
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La testimonianza. Il 30enne che la sera del 26 aprile, in pieno lockdown, è finito in overdose dopo aver assunto la droga dello stupro ed è stato scaricato per strada, ha ripercorso di fronte agli investigatori i dettagli del giro di droga di cui è stato testimone oculare. Le indagini che portano in cella 4 persone spingono il giudice a contestare a Luciano Papa Italiani, 61 anni, e Tatiana Massarelli, 46 anni, la cessione a Mario Conti, il proprietario dell'appartamento teatro dell'overdose, di «300 grammi di cocaina in cambio di 30mila euro in contanti».
La storia fotocopia. Nel passato di Luciano il suo coinvolgimento in altre vicende di droga a cavallo tra la fine degli anni novanta fino al 2011. La più rilevante fu un'indagine antidroga portata a termine dalla Mobile. Era maggio del 2010 quando l'allora dirigente, Marco Chiacchiera, dopo un anno e mezzo di pedinamenti e intercettazioni, mise le manette a 8 persone accusate di rifornire di cocaina la Terni bene e i locali notturni della città. In carcere per l'operazione Pay for dinner finirono sette albanesi e l'insospettabile ternano, Luciano Papa Italiani, commerciante di auto. Sotto sequestro più di mezzo chilo di cocaina. Lo spaccio avveniva in alcuni locali pubblici, ma già allora c'era anche il rifornimento diretto ai clienti più fedeli, che ricevevano la merce direttamente a casa propria. E poi lo spaccio al dettaglio nel centro cittadino, nelle zone dell'ospedale ed in zone appartate di Collelicino, in quel fitto bosco dove i pusher rifornivano i clienti. Per confezionarla nascondevano tra gli arbusti bilancini di precisione e barattoli di vetro con dentro la cocaina.
Lo spaccio. Nelle carte dell'inchiesta Picasso dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile vengono immortalati anche i vari episodi di spaccio andati in scena via Campriani e via Romagna. Luciano raggiunge il cliente di turno e gli consegna qualcosa. I militari, che intervengono a borgo Bovio e controllano i clienti dopo aver ascoltato il tenore delle telefonate per prendere accordi, accerteranno che sono dosi di cocaina.
Le foto. Dell'indagine coordinata dal procuratore, Alberto Liguori e dal pm Marco Stramaglia, restano impresse nella mente le foto di quel ragazzo in coma per overdose, preso su di peso da quattro persone e gettato in strada. Deve la vita a un netturbino, che chiama i soccorsi. Resterà in coma per un mese ma alla fine riuscirà a raccontarla. «Una vicenda squallida e degradante - dirà Liguori - una vita salvata grazie ad un netturbino che ha raccolto un rifiuto di questi delinquenti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero