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TERNI - “Noi siamo pronti a mettere a disposizione gli spazi inutilizzati. Già a settembre, dopo aver sentito le associazioni, contiamo di aprire il primo locale che potrà ospitare i volontari e diventare un presidio fondamentale per questo quartiere popolare”.
A piazza della Pace i vertici di Ater Umbria prendono un impegno che cambierà le sorti del Villaggio Italia, noto per lo spaccio di droga e il degrado.
Lo fanno accogliendo con grande interesse l’appello di Rossano Iannoni, che vive qui da una vita e si occupa del sindacato degli inquilini. E che ha chiesto un incontro ai vertici dell’ex istituto delle case popolari per poter fare di piazza della Pace una vera e propria cittadella delle associazioni.
L’idea Iannoni l’aveva lanciata a ottobre, durante la giornata di commemorazione delle vittime del mare. E l’ha portata avanti raccogliendo le firme di una ventina di associazioni e chiedendo impegni precisi all’Ater, proprietaria degli immobili e di quei locali sfitti da anni.
“Qui abbiamo svolto diverse attività negli ultimi tempi perché ci sono evidenti criticità sociali e strutturali che stanno portando questa zona della città a diventare un ghetto - ha detto Iannoni. Ci siamo resi conto che c’è la necessità di un presidio quotidiano che possa offrire servizi e attività a supporto dei residenti e non, di tutte le età e le razze. Siamo convinti che la presenza costante delle associazioni possa rigenerare in questi luoghi quel senso di appartenenza ad una comunità che si è perso, e che ha portato all’abbandono e al degrado. Accogliendo la nostra proposta - dice Iannoni - Ater si conquista una medaglia sociale”.
Nell’appello all’agenzia territoriale per l’edilizia residenziale, che ha come primo firmatario padre Stefano Tondelli, direttore della Caritas diocesana, Rossano Iannoni ha citato almeno sei locali a pian terreno, tutti sfitti da anni, che possono essere gestiti dai volontari per trasformare piazza della Pace nella cittadella delle associazioni.
All’incontro con Emiliano Napoletti e Luca Federici, presidente e direttore di Ater, ci sono il sindaco Latini, la vice Salvati, l’assessore al welfare Ceccotti che assicurano che faranno “ogni sforzo per venire incontro a chi crea momenti di relazione per migliorare la vita di chi abita qui e di chi frequenta questi spazi”. Ci sono il direttore della Caritas, Tondelli e i rappresentanti di tanti enti del terzo settore. Come l’associazione Noità, che svolge attività nel quartiere ma che non ha spazi per far partire un progetto finanziato dalla fondazione Carit. Come Namastè, che per quindici anni ha tenuto aperta la sede ai tanti stranieri arrivati in città e ai residenti del quartiere Italia.
“Serve un progetto a lunga scadenza - dice padre Tondelli - qui potrebbe nascere una sorta di telefono amico e serviranno anche gli educatori di strada per intercettare il disagio”.
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