Terni, i medici alla Regione «Autorizzi la cura al plasma»

Prelievo del sangue
Parte da Terni per attraversare in lungo e in largo tutta l'Umbria. Coinvolgendo tanto gli ospedali quanto le Usl della regione. Da Terni a Perugia passando per Foligno e...

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Parte da Terni per attraversare in lungo e in largo tutta l'Umbria. Coinvolgendo tanto gli ospedali quanto le Usl della regione. Da Terni a Perugia passando per Foligno e Città di Castello, i responsabili dei servizi immunotrasfusionali vanno in pressing sulla Regione per chiedere l'autorizzazione della cura al plasma contro il Coronavirus. Una terapia che in altri parti d'Italia è già stata applicata con successo, e presto potrebbe essere applicata anche in Umbria.

«Con i colleghi abbiamo presentato nei giorni scorsi un progetto per chiedere alla Regione di consentire anche in Umbria l'utilizzo del plasma come terapia per la cura dei pazienti Covid-19», spiega Augusto Scaccetti, direttore del dipartimento di diagnostica di laboratorio ed immunotrasfusionale dell'ospedale Santa Maria di Terni. Decine di pazienti con coronavirus sono stati trattati con successo con questa procedura in via di sperimentazione in alcuni ospedali del nord Italia, a cominciare dal policlinico universitario San Matteo di Pavia e dall'ospedale Carlo Poma di Mantova, seguiti poi nelle settimane scorse dagli ospedali di Novara, in Piemonte, e Padova nel Veneto.
«È intenzione dei dipartimenti di Terni, Folgino, Perugia e Città di Castello - prosegue il direttore Scaccetti - aderire al progetto di Pavia e Mantova». La plasmoterapia è una strada che non viene seguita solo in Italia. Negli Stati Uniti nell'ultimo mese sono state avviate decine di sperimentazioni simili. E ancora prima, risultati molto incoraggianti sono arrivati dalla Cina. La terapia consiste nell'utilizzo del plasma dei pazienti guariti dal Covid-19.

«È una terapia che va presa in considerazione, come ce ne sono altre. Sia chiaro non parliamo di una cura miracolosa ma i risultati sono incoraggianti e la strada va perseguita», aggiunge il direttore Scaccetti. La palla dunque passa alla Regione che dovrà decidere se autorizzare o meno questo tipo di trattamento, al quale, fino ad oggi, sono stati sottoposti i pazienti più problematici, quelli che rischiavano di arrivare in terapia intensiva. Il plasma verrà donato come si fa normalmente con la donazione del sangue, qualora Palazzo Donini decidesse di autorizzare il progetto presentato dai dipartimenti immunotrasfusionali dell'Umbria. Tuttavia, un limite c'è ed è quello della disponibilità dei donatori. In media per ogni sacca di sangue prelevata si riescono a trattare due pazienti, ma molto dipende dalla carica complessiva degli anticorpi presenti nel plasma e dalle condizioni dei malati che vengono trattati. Limite, questo, sottolineato anche dal virologo Roberto Burioni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero