Terni, Carl Verheyen dei Supertramp presenta Sundial al Gazzoli

Terni, Carl Verheyen dei Supertramp presenta Sundial al Gazzoli
TERNI - Sul palco di Visioninmusica arriva Carl Verheyen, uno dei più grandi chitarristi, cantautori, arrangiatori e produttori musicali.  Giovedì 14...

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TERNI - Sul palco di Visioninmusica arriva Carl Verheyen, uno dei più grandi chitarristi, cantautori, arrangiatori e produttori musicali.  Giovedì 14 aprile alle ore 21 l’ex  "Supertramp", si esibirà all'Auditorium Gazzoli presentando dal vivo il suo ultimo album, Sundial. Registrato durante la grande pausa del 2020, Sundial è un album all’insegna del “tutto è concesso” con la varietà musicale come filo conduttore, definito dalla critica un disco esoterico, composto da brani rock, funk, ska e afro-pop.

«Il brano che dà il titolo all'album — racconta Verheyen — è un pezzo musicale terapeutico, che mi arricchisce e mi fa star bene ogni volta che mi metto a suonarlo». Arrangiato con chitarre acustiche ed elettriche, piano, organo e backing vocal, il brano attraversa sonorità jazz-rock, prog-rock e persino folk-rock.

Ma ci sono anche gustosi aneddoti legati ad altri brani dell'album, come ad esempio Kaningie, un brano strumentale dal ritmo incalzante, ispirato all’atmosfera della classica Soul Sacrifice di Santana. Ricorda, a tale proposito, Verheyen: «Entrai nei Supertramp nel lontano 1985, all’indomani dell’uscita del loro Brother where you bound, l’album in cui compariva un lungo assolo di chitarra di David Gilmour. Il mio ruolo era di suonare qualcosa di simile durante il tour, non certo un compito facile! David e io ci incontrammo per la prima volta nel backstage della Royal Albert Hall. Spiral Glide è il mio tributo a Gilmour, un vero gentiluomo e inesauribile fonte di ispirazione».

A Garfunkel è legato un altro incredibile ricordo di Verheyen: «Avevo quindici anni e una volta, mentre ero seduto al pianoforte nella hall di un albergo canadese, iniziai a suonare l’introduzione di Bridge over troubled water di Simon & Garfunkel, quando sentii una voce familiare iniziare a cantare il pezzo alle mie spalle. Quando mi girai rimasi sbalordito: era proprio Art Garfunkel! È a lui e al nostro incontro che dedico un altro pezzo».

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Il Messaggero