Terni, l'intervista/ Giovacchino Olimpieri, Fismic: "Ast, necessaria una mediazione intelligente del governo"

Giovacchino Olimpieri, Fismic
Terni Ast, tra una settimana riapre la fabbrica mentre nel panorama economico ci sono grandi movimenti per l’acquisto di Piombino e Ilva. Terni rimane invece in attesa...

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Terni Ast, tra una settimana riapre la fabbrica mentre nel panorama economico ci sono grandi movimenti per l’acquisto di Piombino e Ilva. Terni rimane invece in attesa dell’incontro col tra il ministro Guidi e l’ad Morselli.


Giovacchino Olimpieri, segretario Fismic.



Quali mosse dovrebbero essere messe in atto per arrivare il 4 settembre preparati all’incontro? «Come Organizzazioni sindacali abbiamo già ampiamente sbugiardato le tesi che la multinazionale ha presentato al Mise per giustificare il piano di ridimensionamento su Terni. Sono state dichiarate, sapendo di mentire, perdite economiche quasi doppie rispetto alle perdite reali e motivazioni provocatorie e inaccettabili. Sono fermamente convinto che sia necessario prima di tale data che il Governo individui un percorso di supporto nazionale allo sviluppo e alla continuità operativa di un'infrastruttura industriale essenziale come quella rappresentata da Ast. Il problema è anche politico e il posto giusto per essere discusso non è il Mise, ma Palazzo Chigi e il parlamento».



In questi giorni in fabbrica si stanno sconvolgendo molti equilibri, quali pensa che siano i reali obiettivi di questi cambiamenti?

«Con queste iniziative la multinazionale sta indebolendo l’intero sito. La decisione di inglobare in Acciai Speciali Terni, come reparti le società controllate, Tubificio, Società delle Fucine e Aspasiel, aziende leader nei propri settori e con risultati economici di svariati milioni di euro di utile è pura follia. Interventi del genere si effettuano quando si hanno aziende in perdita. Questo tipo di iniziativa è stata effettuata anche con Titania. Ora a distanza di qualche anno di quella azienda, diventata reparto, è rimasto poco o nulla. Accentrando la commercializzazione in un unico ente si mette in discussione l’autonomia o addirittura la sopravvivenza del sito stesso».



Pensa sia possibile le vendita a pezzi o la dismissione del sito?

«Tutto lascia pensare che verrà perseguito questo obiettivo».



Crede che le istituzioni abbiano fatto tutto il possibile per salvare Ast?

«Attualmente stanno mettendo in campo tutto quello che possono. Nel passato hanno sottovalutato tutto quello che la multinazionale stava attuando».



Quali possibili soluzioni per la salvezza di Ast?


«Il Governo deve dire se questo deve restare un paese industriale o vogliamo rassegnarci a un destino che viene deciso in Europa o sottobanco dalle multinazionali. Deve intervenire, fare una mediazione intelligente per non perdere, come Paese, un patrimonio come quello di Ast e non permettere che il sito venga smembrato per una scelta miope e utilitaristica. Inoltre vanno fatte pressione sulla commisione antitrust europea perchè Thyssen rispetti le regole».
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Il Messaggero