Terni. Allerta batterio "mangiacarne". La dottoressa Di Giuli: «Quel batterio sul Terminillo un vero mistero»

Terni. Allerta batterio "mangiacarne". La dottoressa Di Giuli: «Quel batterio sul Terminillo un vero mistero»
La clinica di Malattie Infettive dell’ospedale di Terni ha tenuto sotto osservazione e curato Nazareno Conti il reatino di 49 anni,  giunto al pronto soccorso in fin di...

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La clinica di Malattie Infettive dell’ospedale di Terni ha tenuto sotto osservazione e curato Nazareno Conti il reatino di 49 anni,  giunto al pronto soccorso in fin di vita per una rarissima forma di “vibrio vulnificus” noto come il batterio “mangiacarne”. Il caso, proprio per la sua gravità e rarità  è stato segnalato dalla direzione ospedaliera al ministero della Salute. La dottoressa Cinzia Di Giuli (sostituisce la direttrice Maria Bruna Pasticci) ha seguito con altri colleghi il percorso terapeutico fin  il dall’inizio.

Dottoressa se questo batterio vive normalmente nelle acque tropicali come ha potuto contagiare l’uomo in alta montagna in forma così grave e devastante?

«Non ho una risposta precisa. Il caso del Terminillo  è davvero raro  si avvicina quasi ad un mistero. Di cose se ne dicono tante ma trovare il batterio in alta montagna è molto strano, quasi impossibile».

Qualcuno pensa che la causa del contagio siano gli escrementi degli animali.

«Tutto è possibile. Questa è materia per i veterinari».

Il caldo anomalo potrebbe aver inciso sulla presenza del batterio?

«Da noi certamente no».

Avete avuto a che fare anche con altri casi prima di questo?

«Sì, casi del genere ne abbiamo avuti ma non della gravità del signore di Rieti. Il batterio che lo ha contaminato è di una pericolosità estrema che porta anche alla morte in tempi brevi».

Perché questo batterio è chiamato “mangiacarne”?

«In pratica si incunea nella carne che in poco tempo muore e diventa puzzolente. Da qui i numerosi interventi chirurgici a cui è stato sottoposto per liberare le fasce muscolari  e fare in modo che gli antibiotici potessero raggiungere il batterio e combatterlo».

Una piccola ferita procurata cadendo accidentalmente per poco non portava alla morte dell’uomo.

«All’inizio può sembrare nulla di grave, poi il batterio comincia la sua opera di demolizione e nel giro di qualche giorno la persona comincia a stare malissimo».

Adesso Nazareno sta bene. Il pericolo è passato anche se a perso una ventina di chili di peso.

 

 

 

 

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Il Messaggero