Vertenza Aidas, sciopero della fame al via catena di solidarietà per le operatrici

Vertenza Aidas, sciopero della fame al via catena di solidarietà per le operatrici
TERNI - Gino Venturi ha sistemato la brandina nel suo ufficio, dove di tanto in tanto aggiorna la pagina Facebook. «Sa, mi sono sistemato qui per una questione di privacy, di là...

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TERNI - Gino Venturi ha sistemato la brandina nel suo ufficio, dove di tanto in tanto aggiorna la pagina Facebook. «Sa, mi sono sistemato qui per una questione di privacy, di là sono tutte donne». Per «di là» si intende un’altra stanza che si trova sempre all’interno della sede della Uil in via Pacinotti a Terni, piena zeppa di operatrici sociali che hanno aderito all’iniziativa.




Tre di loro, Rita Satolli, Serenella Arca e Petia Dimova, dalle nove di ieri mattina digiuneranno a oltranza insieme al segretario della Uil Gino Venturi, le altre sono lì per solidarietà e di tanto in tanto si danno il cambio con altre colleghe. «Tra di loro - racconta Venturi - si è innescata una solidarietà che ha dell’incredibile. Pur di permettere alle tre colleghe di fare lo sciopero della fame si sono organizzate per coprire i loro turni».



Insomma, per le dipendenti dell’Aidas che non prendono lo stipendio da 13mesi quello di ieri non è stato certo un dolce San Valentino, anzi. Nonostante tutto, però, giovedì è arrivato un segnale non trascurabile. «Una delegazione di dipendenti si è incontrata nella tarda mattinata di giovedì con il prefetto Bellesini». La conferma dell’indiscrezione fatta circolare da alcune dipendenti dell’Aidas arriva da Simonetta Mignozzetti, portavoce del prefetto Gianfelice Bellesini. Non è possibile, però, aggiungere altri dettagli.



«Ho scambiato solo un sms con il prefetto che mi ha confermato il faccia a faccia ma - conclude la Mignozzetti - non saprei aggiungere altro». Discorso diverso per il commissario ministeriale Silvia Volpini, che dalla fine di dicembre 2013 guida l’Aidas. Anche ieri la Volpini ha preferito non proferire parola. Contattata sul cellulare ha prima staccato la comunicazione senza nemmeno rispondere, poi ha inserito la segreteria telefonica, per evitare qualsiasi altro contatto con Il Messaggero.



Eppure lo sciopero della fame è maturato come estrema ratio all’indomani dell’incontro con le rappresentanze sindacali. I delegati della Uil avevano messo sul tavolo della Volpini alcune questioni da chiarire, ma dal commissario sono arrivate solo vaghe risposte. I temi caldi sono : la questione stipendi, il trasferimento del Tyffany, le autorizzazioni e le offerte giunte sul tavolo (pare cinque secondo alcune voci) per rilevare l’Aidas; che è in regime di concordati in bianco in fase di attuazione. La Uil chiede che vengano pagati gli stipendi, perché la sola mensilità sbloccata non basta.



Hanno anche chiesto lumi sulla decisione di trasferire gli anziani dalla residenza protetta Tyffany a Collerolletta. Operazione che oltre ad essere costosa, in termini di possibili penali da versare, che non farebbero altro che aggravare la situazione economica della cooperativa, potrebbe mettere in discussione il patrimonio di autorizzazioni. Da questa operazione, infatti, l’Aidas potrebbe “perdere” 60 autorizzazioni, che tornerebbero inmano alla Regione, pronta a rimetterle sul mercato. A tal proposito la Volpini si è limitata a dire al Messaggero che «Sono stata nominata anche per tutelare il patrimonio e non per svilirlo». Per poi aggiungere in una nota che «Le risorse allo stato disponibili ai creditori di Aidas e, tra questi, a quei dipendenti che sono da molto tempo in attesa di ricevere quanto di loro spettanza». Troppo poco per fermare lo sciopero della fame.
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Il Messaggero