Rita che ha portato alla stadio tutta la famiglia: «Malata di Fere!»

Rita che ha portato alla stadio tutta la famiglia: «Malata di Fere!»
In attesa della partita del 3 aprile 2021 che potrebbe decretare la promozione matematica della Ternana in serie B proponiamo le interviste più belle fatte durante...

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In attesa della partita del 3 aprile 2021 che potrebbe decretare la promozione matematica della Ternana in serie B proponiamo le interviste più belle fatte durante l'anno. 

 

«Giocare con le bambole? Ma proprio no. Datemi un pallone e non mettetimi in porta!».

Aveva le idee chiare sin da bambina Rita Morici e i fratelli Paolo e Roberto ci hanno dovuto fare i conti da subito. In seguito è stato il marito, Remo Stopponi, conosciuto sul luogo dove lavoravano insieme (il biscottificio Sant'Angelo) a doverla assecondare, prima al Viale Brin, poi al Liberati.

«Si andava allo stadio tutti insieme con i miei cognati, ai distinti B, ma nessuno voleva starmi vicino...strillavo troppo». Piccolina, magra, ma un fascio di nervi. Corre come un fulmine, dall'altro dei sui 68 anni, nel negozio di frutta e verdura che gestisce, a Cardeto, con il figlio Stefano, che alla Ternana preferisce le moto (nel negozio svetta la tuta di Danilo Petrucci) e la Lazio (Rita lo dice sottovoce scuotendo la testa).

Non è riuscita a trasmettere la “malattia delle Fere” all'unico figlio, ma in compenso ha contagiato la nipote Sara: «Le ho subito comprato la maglietta e portata allo stadio e conserva tra i suoi giocattoli i guanti che le ha regalato Sala e la maglia di Paolucci. Ricordo ancora come rimase a bocca aperta quando portarono la casacca in negozio. Mi dice sempre che sono malata di Ternana».

Quest'anno non andare allo stadio le pesa, vederla sul divano proprio non le piace, anche se al campo non riesce a vedere le partite finire. Si agita e si alza prima del triplice fischio. Quando poi ci sono i rigori, chiude gli occhi e si tappa le orecchie. Tempo fa, le prese pure la tachicardia e pensò di essere malata, ma il medico la tranquillizzò e lei tornò a tenere lo striscione “Gruppo squilibrati” sugli spalti. Il marito, una delle ultime volte, le ha detto che se non se la pianta di strillare come una matta, allo stadio con lei non ci va più.

Rita fa spallucce e ride. Su tutti i giocatori visti ha un debole per Mauro Mayer: «Frequentava mio figlio e veniva a casa nostra. Ancora ci sentiamo. Mi regalò la sua maglia e io me la sono messa nell'unica trasferta che ho fatto». Con gli occhi da “monella” ricorda quando scappò di casa per andare a vedere i festeggiamenti per la promozione in serie B, l'anno di Toscano: «Non ero potuta andare allo stadio, avevo mamma anziana a casa con me, ma sentivo le grida dei tifosi (abita vicino allo stadio n.d.r.) e non ce l'ho fatta più. Ho detto a mamma che uscivo cinque minuti. Sono tornata dopo tre ore. Mi avevano dato per dispersa». Non c'è dubbio...Rita per la Ternana è come lo striscione che tiene allo stadio: “squilibrata”.

 

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Il Messaggero