Tentato omicidio a Ponte Felcino: condannato a 12 anni di carcere. Ha tentato di investire la ex e la figlia

Il tribunale penale di Perugia
Ammonta a dodici anni e mezzo di carcere la condanna inflitta a un 59enne albanese sotto processo a Perugia con l’accusa di tentato omicidio nei confronti di tre persone. I...

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Ammonta a dodici anni e mezzo di carcere la condanna inflitta a un 59enne albanese sotto processo a Perugia con l’accusa di tentato omicidio nei confronti di tre persone. I fatti risalgono all’ottobre 2022 quando l'uomo «ha provato ripetutamente a investire con la sua Mercedes Classe A» l’ex compagna - ricostruisce la Procura di Perugia - la figlia e il fidanzato della giovane. Un anno dopo quel drammatico episodio avvenuto lungo le strade del quartiere di Ponte Felcino è arrivata la sentenza di primo grado. L’imputato, difeso dall’avvocato Gianfranco Giubilei, viene ritenuto responsabile anche del reato di stalking nei confronti dell’ex fidanzata. 

Nei confronti dell'imputato il pubblico ministero aveva sollecitato una condanna a sette anni e quattro mesi. Il Quarto Collegio del tribunale penale del capoluogo umbro - presieduto da Carla Maria Giangamboni, giudici a latere Lidia Brutti ed Elena Mastrangeli - ha condannato lo straniero alla pena quasi raddoppiata di dodici anni e sei mesi ritenendolo colpevole solo del tentato omicidio dell’uomo e dello stalking all’ex compagna. Secondo l’avvocato Giubilei si tratta di «una pena sproporzionata». Il legale rimane convinto del fatto che «non c’è stato nessun tentativo di omicidio». Il ricorso in appello quando verranno depositate le motivazioni della sentenza è praticamente scontato. Stando a quanto si legge negli atti giudiziari della Procura l’imputato «ha compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco a provocare la morte dei tre tentando ripetutamente di investirli con la Classe A» per cui oggi è stata disposta la confisca. «In particolare - si legge nella richiesta di giudizio immediato - dopo aver molestato l’ex compagna appostandosi sotto la sua abitazione era stato fermato dal ‘genero’ che gli aveva intimato di lasciarla in pace. A seguito di un acceso diverbio fingeva di allontanarsi - è l’accusa - ma poi ingranava la retromarcia e si dirigeva a grande velocità verso i tre, cercando di investirli, non riuscendovi in quanto l’uomo ha urlato alle donne di spostarsi riuscendo a salire sul marciapiedi per sottrarsi all’investimento».

Momenti lunghissimi e drammatici: «L’albanese ripartiva verso via Mastrodicasa ma, giunto alla rotonda, invertiva improvvisamente la marcia provando ancora a investire l’uomo, senza riuscirci in quanto lui riusciva a ripararsi dietro una recinzione». Dalle indagini è emerso che l’albanese «si è nuovamente diretto contro l’uomo salendo con la macchina sopra l’isola di pertinenza della rotonda dove aveva trovato riparo».

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Il Messaggero