Superbonus incassato per lavori mai terminati: indagati mamma e figlio, titolari di una ditta perugina

Superbonus incassato per lavori mai terminati: indagati mamma e figlio, titolari di una ditta perugina
PERUGIA - Mamma e figlio. Rappresentanti formali di una ditta che avrebbe dovuto compiere lavori e invece ne ha fatti solo una parte. Del tipo, prendi il superbonus e scappa. E...

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PERUGIA - Mamma e figlio. Rappresentanti formali di una ditta che avrebbe dovuto compiere lavori e invece ne ha fatti solo una parte. Del tipo, prendi il superbonus e scappa. E pace se magari un palazzo o un altro immobile resta con un “cappotto” stretto perché non tutto quello che andava fatto al momento di mettere le impalcature è stato poi realmente fatto. 

Mamma e figlio però, oltre al direttore dei lavori, non hanno fatto i conti con la Procura di Perugia e la guardia di finanza, che questo giochino hanno scoperto e sanzionato pesantemente.
L’indagine, eseguita nell’ambito dei controlli sull’agevolazione fiscale del Superbonus 110%, ha permesso di scoprire - riferisce la Procura - come l’azienda edile abbia indebitamente beneficiato di crediti d’imposta, ottenuti tramite il meccanismo dello sconto in fattura. Più nel dettaglio, alla data indicata come fine dei lavori, alcuni interventi risultavano non eseguiti oppure erano privi dei requisiti richiesti per poter usufruire del beneficio in questione. Presunto complice nelle operazioni di indebita percezione sarebbe stato, secondo gli investigatori, il direttore dei lavori, il quale avrebbe predisposto e sottoscritto documentazione tecnica che, poi, è risultata essere falsa. All’esito degli accertamenti svolti nei confronti di due persone (madre e figlio) di origine albanese ma residenti in Umbria - risultati essere, rispettivamente, amministratore di fatto e di diritto della società - si procede per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, mentre per il professionista che sarebbe coinvolto nella vicenda si ipotizza, oltre al concorso nello stesso reato, anche la falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

«Il provvedimento cautelare, disposto sia in forma diretta che per equivalente (in ragione della tipologia dei reati), ha avuto ad oggetto una polizza d’investimento risultata essere intestata ad una società edile perugina - confema il procuratore capo, Raffaele Catone -. L’indagine, eseguita nell’ambito dei controlli sull’agevolazione fiscale del Superbonus 110%, ha permesso di disvelare come l’azienda edile abbia indebitamente beneficiato di crediti d’imposta, ottenuti tramite il noto meccanismo dello sconto in fattura. Più nel dettaglio, alla data indicata come fine dei lavori, alcuni interventi risultavano non effettuati ovvero erano privi dei requisiti richiesti per poter usufruire del beneficio in questione».
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Il Messaggero