Stefano Lupi a Bandecchi: «Spazi per l'arte e i giovani una visione alta per lo stadio»

Il progetto del nuovo Liberati
Votato il pubblico interesse per il nuovo Liberati, con annessa clinica privata convenzionata, ora, c'è da ragionare sulla pubblica utilità, per quello che...

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Votato il pubblico interesse per il nuovo Liberati, con annessa clinica privata convenzionata, ora, c'è da ragionare sulla pubblica utilità, per quello che riguarda il futuro urbanistico dell'area dello stadio. Uno sviluppo che non deve passare necessariamente per «l'ennesimo centro commerciale», anzi, piuttosto deve puntare a «una sorta di originale Beaubourg dove sport e cultura convivono nella stessa struttura, creando stimoli ed opportunità». Eccola la proposta che il presidente di Confcommercio, Stefano Lupi, affida ad una lettera aperta inviata al presidente della Ternana, Stefano Bandecchi, e al sindaco Leonardo Latini.


Nessuno intento polemico, ma solo la voglia, da parte della Confcommercio, di aprire un dibattito, all'indomani dell'approvazione dello studio di fattibilità da parte del Consiglio comunale. Oltre al nuovo Liberati e alla clinica che dovrebbe sorgere sui terreni di Ternanello, il progetto della Ternana prevede anche la realizzazione di spazi commerciali, per oltre 8.000 mq, che beneficeranno di sgravi fiscali per i prossimi trentatré anni, qualora il progetto dovesse vedere la luce. «Come anche da lei evidenziato, Terni - scrive Lupi rivolgendosi a Bandecchi - ha bisogno di occuparsi seriamente dei propri giovani, contrastando il preoccupante fenomeno del consumo di droghe e dall'abuso dell'alcool». È l'incipit della lettera aperta che fa leva sulla vocazione sociale che la Ternana ha intrapreso da un anno a questa parte. E l'occasione per dare una risposta a questo malessere giovanile può arrivare dalla riqualificazione urbana dell'area dello stadio, già avviata in parte con la realizzazione del PalaTerni. «Siamo convinti - scrive il presidente di Confcommercio - che la realizzazione del palasport e dello stadio sia una potenziale occasione di innovazione nelle politiche urbane, rispondendo alle profonde trasformazioni di cui la città ha bisogno».
Istruzione, cultura, creatività, sport. Secondo Lupi sono queste le leve da azionare per dare una dimensione identitaria al progetto del nuovo stadio, non tanto il commercio. «Avendo appreso nell'incontro con la sua dirigenza, che la clinica - scrive Lupi - è strumento funzionale e sufficiente per la sostenibilità finanziaria dell'investimento relativo alla struttura sportiva, auspicheremmo che il progetto, con il pubblico interesse, declinasse al meglio anche il concetto di pubblica utilità, caratterizzandosi proprio per la potenzialità di ibridare servizi, immaginando e creando una città contemporanea, piuttosto che proporre un altro centro commerciale, peraltro adiacente a quello previsto nel palasport». E il modello di riferimento è il Centro nazionale d'arte e di cultura Pompidou di Parigi. Un Centro che, ovviamente in piccolo rispetto a quello della capitale francese, potrebbe sorgere negli spazi dedicati al commerciale.

È l'elemento identitario che ne scaturirebbe, puntando su arte e cultura, piuttosto che sul commerciale, il concetto chiave della lettera aperta di Lupi, che tralascia volutamente l'aspetto legato alla discussione politica sull'opportunità o meno di concedere sgravi fiscali per i prossimi trentarè anni. «Il progetto del nuovo stadio, con questa caratterizzazione, contribuirebbe a generare una forte identità della città, fungendo da catalizzatore sociale e punto di attrazione per residenti e visitatori». Insomma, uno stadio all'inglese, «la tana delle Fere» come è stato ribattezzato il nuovo Liberati da Paolo Di Canio, ma con uno spirito mitteleuropeo ad animarlo e caratterizzarlo.
Il dibattito è aperto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero