Querela giornalista sapendolo innocente, processato per calunnia

L'avvocato Iolanda Caponecchi e il magistrato Gennaro Iannarone
SPOLETO - È finito sotto processo dopo aver querelato un giornalista «pur sapendolo innocente». È una vicenda destinata a fare scuola, quella che arriva...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

SPOLETO - È finito sotto processo dopo aver querelato un giornalista «pur sapendolo innocente». È una vicenda destinata a fare scuola, quella che arriva dal Tribunale di Spoleto, dove Leodino Galli, ex amministratore bancario molto noto in città, deve ora rispondere di calunnia. A rappresentare l’elemento di assoluta novità è la genesi del processo, talmente innovativa da guadagnarsi la ribalta nazionale e da spingere il sindacato unitario di categoria (Fnsi e Asu) e l’Ordine dei giornalisti a costituirsi parte civile. Il processo a carico di Galli è infatti nato dopo una querela che quest’ultimo ha presentato contro il giornalista spoletino Carlo Ceraso, che sul quotidiano online Tuttoggi.info stava seguendo le alterne vicissitudini che hanno accompagnato le sorti della Banca popolare di Spoleto e della sua controllante, la Credito e Servizi (di cui l’attuale imputato è stato anche presidente). Galli, non avendo evidentemente gradito quanto riportato dal giornalista nell’esercizio del diritto di cronaca, lo ha querelato. Accusandolo di diffamazione, per aver riportato una notizia «del tutto inveritiera». Il fascicolo è finito nelle mani del sostituto procuratore Gennaro Iannarone che, dopo aver appurato la fondatezza della notizia (oltre all’interrogatorio di Ceraso, sono stati sentiti a sommarie informazioni una decina di dirigenti bancari) e la consapevolezza del querelante dell’ingiusta accusa, ha archiviato la posizione del giornalista e indagato d’iniziativa, per l’ipotesi di calunnia, proprio Leodino Galli. E se il tentativo di quest’ultimo di opporsi alla proposta di archiviazione del procedimento a carico di Ceraso è andato a vuoto, il 26 marzo del 2019 il Giudice per l’udienza preliminare Margherita Amodeo ha invece accolto la richiesta della procura e ha rinviato a giudizio Galli. Dopo l’udienza filtro di un mese fa, ieri il processo – a parti invertite rispetto alla querela iniziale – ha preso il via davanti al giudice Maria Silvia Festa (accusa rappresentata in aula dal pm Adele Lerose). Ceraso, assistito dall’avvocato Iolanda Caponecchi, si è costituito parte civile, così come l’Ordine e il sindacato dei giornalisti (Fnsi e Asu), assistiti dagli avvocati Simone Budelli, Paolo Rossi e Rita Urbani. «Il caso è paradigmatico della necessità anche in Umbria di assicurare che i giornalisti vengano rispettati e che nessuno pensi di imbavagliarli», hanno evidenziato i rappresentanti degli organismi di categoria.

LE REAZIONI DI ODG E SINDACATO

Ammettendo la costituzione di parte civile, la giudice Festa ha riconosciuto che la condotta ascritta all’imputato può ritenersi lesiva anche degli interessi del Sindacato e dell’Ordine come enti esponenziali del diritto alla libertà di espressione, sancito dall’art.21 della Costituzione, per quanto attiene alla libertà di stampa, al diritto di cronaca e di critica.

«È una nuova e significativa affermazione del valore democratico dell’art. 21 della Costituzione e del diritto delle rappresentanze della professione di difendere i giornalisti che svolgono il proprio lavoro», dichiarano il segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso e il presidente Giuseppe Giulietti, il presidente dell’Asu Marco Baruffi e il presidente dell’Ordine regionale Roberto Conticelli.

«Il caso del collega Ceraso è paradigmatico della necessità anche in Umbria di assicurare che i giornalisti vengano rispettati e che nessuno pensi di imbavagliarli, sottolineano i rappresentanti di Sindacato e Ordine, nel ribadire «l’esigenza che la società civile sappia riconoscere e isolare ogni tentativo di impedire che la verità venga cercata e raccontata nell’esercizio indispensabile del dovere di informare i cittadini».

 

 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero