Sparatoria a Ponte Felcino: la Cassazione inchioda i rapinatori

Durante la fuga morì un bandito colpito da un proietteìile alla testa

Il luogo dove fu trovato il bandito morto
La Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi presentati dagli albanesi Madrid Kaja e Gjergji Piku, entrambi condannati dalla Corte d’appello di Perugia che li ritiene...

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La Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi presentati dagli albanesi Madrid Kaja e Gjergji Piku, entrambi condannati dalla Corte d’appello di Perugia che li ritiene colpevoli di aver fatto parte del commando che durante la notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018 svaligiò alcuni bar della provincia di Perugia. La Corte Suprema ha inoltre condannato «i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende».

Tra gli assalti il più noto è senza dubbio quello finito nel sangue davanti a una tabaccheria di Ponte Felcino quando una guardia giurata e due carabinieri provarono a bloccare i ladri in fuga a bordo di un’Audi A6 rubata: vennero esplosi 14 colpi di proiettile, per lo più indirizzati verso le gomme dell'Audi con la targa rubata, uno di essi centrò Eduart Kozi alla nuca che morì e venne abbandonato in una stradina secondaria. Il giorno dopo lo trovò un uomo che passava di lì per raggiungere il posto di lavoro: Eduart, insanguinato, indossava ancora il passamontagna e i guanti. Gli accertamenti dei carabinieri hanno consentito di appurare che da via Radiosa i tre banditi hanno camminato a piedi per un paio di chilometri verso il centro abitato di Pretola dove hanno rubato una Fiat Uno utilizzata per rientrare in Campania.
Quella notte i banditi portarono via 16mila euro di sigarette, 15 mila di gratta e vinci, dolci e contanti dalla cassa, l'autista speronò la Panda del vigilante che si era messo di traverso e per poco non travolse anche il metronotte quando scese dall'auto terrorizzato. L’inchiesta del pm Mara Pucci è passata per l'archiviazione del fascicolo per omicidio colposo avviata contro i due carabinieri e la guardia giurata che esplosero i colpi di pistola contro l'Audi utilizzata dalla vittima e dagli altri complici per scappare dopo il furto in tabaccheria. 

I filmati delle telecamere di Autostrade Spa hanno inquadrato l'utilitaria rubata nei caselli verso Sud: San Vittore, Frosinone, Cassino, Capua, Caianello. Alle 8,28 la Fiat Uno lascia l'autostrada ed esce a Santa Maria Capua Vetere. Il furto di Ponte Felcino - questo è stato possibile verificarlo anche attraverso le celle telefoniche agganciate dall'apparecchio di uno dei presunti malviventi - localizzano la banda nei luoghi in cui quella stessa notte sono avvenuti altri quattro furti prima di quello a Ponte Felcino finito nel sangue: 1,30 a Urbania (Pesaro Urbino), 1,55 a Città di Castello, 2.50 a Niccone, 3.15 circa a Pierantonio. Avevano rubato gratta e vinci, tabacchi, soldi dalla cassa, perfino le monetine del calcio balilla. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero