Torna dall'Albania a Perugia per costituirsi: «Spacciano i miei cugini, non io»

Torna dall'Albania a Perugia per costituirsi: «Spacciano i miei cugini, non io»
PERUGIA - «Io uno spacciatore? Ma scherziamo? Avrei fatto parte di una banda che smerciava marijuana? Ma quando mai. A Perugia ho fatto tanti anni l’elettricista e poi...

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PERUGIA - «Io uno spacciatore? Ma scherziamo? Avrei fatto parte di una banda che smerciava marijuana? Ma quando mai. A Perugia ho fatto tanti anni l’elettricista e poi sono tornato al mio Paese. Forse è il caso che torni in Italia per spiegare in procura che su di me si stanno proprio sbagliando».

Era nel suo Paese, in Albania, quando ha saputo di essere ricercato a Perugia per spaccio di droga: così un quarantenne ha contattato l’avvocato Luca Maori e si è costituito. Il legale ha raggiunto l’uomo in patria. Con lui ha valutato la situazione e, dopo un precedente viaggio in Albania, ieri sono entrambi tornati nel capoluogo umbro con un volo da Tirana a Sant’Egidio.

L’albanese si è quindi consegnato ai carabinieri che lo attendevano. Ha subito chiesto di essere interrogato ritenendo di essere estraneo agli addebiti che gli vengono mossi. L’uomo è difeso anche dall’avvocato Aldo Poggioni ed è pronto a ribadire a investigatori e inquirenti la sua estraneità a quanto gli viene contestato.

I FATTI
Secondo quanto si apprende, all’uomo gli inquirenti di via Fiorenzo Di Lorenzo contestano di aver fatto parte di un gruppo specializzato nell’importare e spacciare a Perugia quantitativi di marijuana. Un gruppo composto da albanesi di cui il quarantenne avrebbe fatto parte.
L’uomo, stando a quanto si apprende, avrebbe effettivamente frequentato alcuni spacciatori albanesi ma perché si sarebbe trattato di parenti. E cioè dei suoi cugini. «Ma con quanto gli viene contestato - sottolinea l’avvocato Maori - non ha assolutamente a che vedere. Al punto che, una volta appreso da altri parenti che era di fatto ricercato per questo reato, ha deciso dopo attente valutazioni di tornare a Perugia per spiegare la sua posizione».


Tecnicamente, insomma, si è costituito proprio per avere la possibilità di raccontare la propria versione dei fatti. Una storia sicuramente singolare, sulla quale potrebbe essere messo un punto la settimana prossima quando appunto l’elettricista si presenterà in procura assistito dai suoi legali per spiegare e cercare di uscire dall’inchiesta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero