Michela Giraud sul palco del Baravai a Terni: «Sono un'avvocata mancata ma sul palco detto legge io»

Michela Giraud sul palco del Baravai a Terni: «Sono un'avvocata mancata ma sul palco detto legge io»
Le sue sliding doors si sono aperte e chiuse qualche anno fa quando si è iscritta «per una settimana» alla facoltà di legge a Roma tre. Forse può...

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Le sue sliding doors si sono aperte e chiuse qualche anno fa quando si è iscritta «per una settimana» alla facoltà di legge a Roma tre. Forse può non essere facile da immaginare ma Michela Giraud, attrice e comica, che questa sera, 31 luglio,  sarà a Terni, all'Anfiteatro, per la rassegna del Baravai, (con la standup comedy La Verità, nient'altro che la verità. Lo Giuro Reloaded!, una versione completamente nuova dello spettacolo scritto insieme all'autore Marco Vicari e prodotto e distribuito da Vivo Concerti) sarebbe potuta diventare un'avvocata o, addirittura una magistrata.


 

Che cosa è successo in quel momento? Quando ha capito che bisognava aprire un'altra porta?
«In realtà io avevo - e ho ancora - una grande passione per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ho seguito la loro storia, ammiro il loro coraggio e la loro intelligenza. E questo fin da ragazzina. Si figuri che ho fatto la tesina della maturità sul tema della giustizia negata. In quegli anni volevo seguire le orme di Falcone e Borsellino. Tra l'altro vidi un film in cui recitava Giorgio Tirabassi e intepretava il ruolo di Borsellino e mi piacque moltissimo. Iniziai anche la facoltà di Giurisprudenza ma quasi subito ho capito che era un percorso che necessitava di grande rigore, era una strada che si doveva prendere con grande convinzione, una convinzione che, forse, non avevo fino in fondo».
 

Chiusa quella porta, si è aperta quella della recitazione. Con grande fortuna, dato che l'ha chiamata anche Netflix, prima donna italiana ad avere sulla piattaforma uno show dedicato.
«Prima c'è stato il teatro ma non mi bastava. Poi ho preso la strada della comicità, in cui, tutto sommato, è più facile essere se stessi».
 

Come è andata con Netflix?
«L'editore ha chiamato la mia agente e le ha chiesto: Michela è pronta per un programma suo?. La mia agente gli ha risposto di sì e così sono cominciate una serie di incontri in inglese - e potete immaginare come siano stati quei colloqui - con i dirigenti di Netflix. Netflix voleva un programma in cui io mi potessi far conoscere al pubblico di tutto il mondo, a quello che ancora non mi conosceva, quindi abbiamo riscritto tutto, lasciando pochissimo dei testi vecchi ed è nato quel prodotto».
 

Nei suoi spettacoli lei racconta anche della sua vita con una sorella che ha la sindrome di Asperger e che dice sempre la verità.
«Sì la mia storia è quella di vivere con qualcuno che dice il re è nudo ogni volta che si trova ad esprimere le sue opinioni. E certamente l'effetto comico c'è, anche se in alcuni situazioni è stato difficile. Ma ci siamo anche fatte della pazze risate».
 

Ora che è diventata così famosa si sente responsabile anche per le persone che si rivedono in lei e nei temi di cui parla?
«No, assolutamente no. Si affidassero ai loro genitori! Io cerco di essere me stessa e già è faticoso! Non mi prendo le responsabilità per altri!».
 

Forse è troppo severa con se stessa?
«Poco ma sicuro!».
 

E dopo Netflix cosa si dobbiamo aspettare?
«Un progetto che ho è Lol Christmas che è la fusion della prima e della seconda edizione di Lol ed uscirà a Natale. Poi finalmente ho anche un altro progetto a cui tengo molto: un podcast sulla storia dell'arte sponsorizzato da Marina Rinaldi (Casa di moda specializzata in taglie femminili oltre la 46). Un connubio tra comicità e storia dell'arte».
 

E' mai venuta a Terni?


«No, ma mi sono informata e gli dedicato un reel sui social. Spero piaccia».

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Il Messaggero