Sonia Bergamasco: «Con Virginia Wolf torniamo a vivere le passioni» Domenica da Todi riparte la tournée

Sonia Bergamasco: «Con Virginia Wolf torniamo a vivere le passioni» Domenica da Todi riparte la tournée
PERUGIA - Ripartirà domenica da Todi la nuova tournée di “Chi ha paura di Virginia Woolf?”, produzione dal Teatro Stabile dell’Umbria con il...

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PERUGIA - Ripartirà domenica da Todi la nuova tournée di “Chi ha paura di Virginia Woolf?”, produzione dal Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo speciale della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli diretta da Antonio Latella. In meno di due mesi girerà tra Ancona e Pistoia, Bolzano e Bari, passando dal Teatro Argentina di Roma (una dozzina di repliche) e dal Teatro della Pergola di Firenze (6 spettacoli); del resto l’opera è stata tra le protagoniste ai Premi UBU, con tre candidature tra i finalisti e due premi vinti. Sul palco Vinicio Marchioni nel ruolo di George, Ludovico Fededegni in quello di Nick, Paola Giannini è Honey mentre una strepitosa Sonia Bergamasco veste i panni di Martha.

Sonia Bergamasco, perché secondo lei questo spettacolo sta funzionando così bene?
Non lo dico per circostanza: è nato felicemente nonostante sia successo in piena pandemia e non sia riuscito a debuttare. Ricordo che dopo la prova generale a Spoleto siamo tornati a casa e solo dopo un anno ci siamo ritrovati e l’abbiamo riacchiappato. In quella zona rossa in cui ci siamo trovati immersi, eravamo tutti uniti dal desiderio di teatro ed è questo che è finito dentro la storia. È come un rito che esorcizza il dolore e il male.

Alla luce di ciò cosa rappresentano i riconoscimenti agli UBU?
Direi una cosa bellissima, una splendida carezza dopo un lavoro così importante e così rigenerante. Mi sono goduta questo premio, perché è un premio a tutto il gruppo e non solo per me.

A chi vanno i meriti maggiori?
Il lavoro di ricerca di Nino (Marino) con Antonio (Latella) va avanti da anni. Quella del TSU è una scelta artistica importante che ha dato i suoi frutti. Una serie di spettacoli coraggiosi e con una visione, cosa che oggi è davvero fonadamentale avere.

Cosa vive il pubblico durante le 2 ore e 40 di spettacolo?
Una notte alcolica che sbollisce solo all’alba, quando finalmente si arriva al silenzio dopo tante parole, ossessioni, rabbia, litigi, tenerezze. È un vero godimento farlo, un piacere fisico, nonostante nasconda una storia terribile.

Una storia d’amore?
È una storia d’amore, ma inteso in un senso più ampio. Si narra l’impossibilità di amarsi e di riuscire a raggiungersi, ma anche il desiderio di continuare a provarci. È un amore stralunato e drammatico.

Esattamente come nell’opera di Albee?
Assolutamente! Il testo non è stato minimamente manomesso, abbiamo rispettato tutto, fino allo spirito delle virgole e dei suoi corsivi. È un testo incredibilmente vivo nel corpo degli attori e ce ne siamo quindi appropriati con facilità. L’impresa più improba è stata la memoria, perché ci sono veri fiumi di parole.

Con quale spirito tornerà sul palco domenica?
Ho intenzione di godermi ogni singola replica. Del resto durerà poco più di un mese e mezzo, quindi le vivrò minuto per minuto. Il teatro per me oggi rappresenta un luogo fondamentale, per quella prossimità degli uni con gli altri, quel qui e ora che dobbiamo cercare di vivere al massimo. In questi tempi bui e disperati questo ci può far guardare dentro.

E in “Chi ha paura di Virginia Woolf?” cosa si trova?


Questa storia è un grande specchio, ognuno ci rivede la propria storia. Avendo una coppia giovane e una di lungo corso si è tutti coinvolti, ma alla fine proprio la coppia più giovane si mostra la peggiore, perché già contiene tutti i germi del degrado. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero