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Attraverso i dati finanziari ufficiali dell'ente pubblico e l'uso di algoritmi, il centro ricerche della Fondazione individua i potenziali sprechi. Le spese dell'ente vengono confrontate con il benchmark di riferimento e, a seconda dei livelli di scostamento di spesa individuati, si parla di performance positiva, quando la spesa è inferiore o uguale alla media, di scostamento lieve quando è compresa tra la media e il 30% in più, di scostamento considerevole quando è compresa tra lo scostamento lieve e il 100% in più, di spesa fuori controllo quando supera di oltre il 100% la spesa media. Con la tripla A viene indicata la performance migliore con la C la peggiore.
Sebbene Terni non sia sul podio, lo studio assegna all'amministrazione comunale una sola A che comunque la mantiene nel gruppo dei capoluoghi virtuosi, ad appena 8 punti di distanza, nel rating finale, dalla "zona" in doppia A.
In questa fascia, che conta complessivamente 27 Comuni tra cui Milano, Bari, Venezia e Palermo, è compreso anche quello Perugia benché abbia speso quasi il doppio di Terni, ossia 176.728,07 euro, e sia al penultimo posto di questa categoria. La palma del capoluogo più virtuoso spetta a Cosenza visto che alla voce carburanti, combustibili e lubrificanti, nel 2021, ha destinato solo 1.235,74 euro. Dalla parte opposta della classifica, i meno parsimoniosi d'Italia, sono Nuoro, Belluno, Ragusa, L'Aquila, Biella e Sassari che ottengono una C. Sassari è ultimo con una spesa di 5.443.366,89 euro. Se i due capoluoghi umbri si difendono, non brilla invece la Regione che si colloca in una fascia intermedia e ottiene una doppia B, come il Piemonte.
L'Umbria nel 2021 per mantenere il parco auto ha speso infatti 115.682,86 euro contro i 22.630,21 della Lombardia e i 37.344,55 euro dell'Emilia Romagna, entrambe in tripla A. Dalla graduatoria sono fuori Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta che non sono stati classificati, mentre il fanalino di coda, con peggiore performance e rating C, è la Sicilia che ha speso 1.518.177,89. L'analisi, come detto, fa riferimento al 2021 quando ancora non era esploso in tutt'Italia il caso del caro carburante.
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Il Messaggero