Sono 28 mila le mascherine protettive destinate agli operatori sanitari sequestrate dalla Guardia di finanza di Terni, dopo un blitz effettuato all'ospedale Santa Maria....
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La società laziale (accreditata comunque dal commissario straordinario per l'emergenza Coronavirus Domenico Arcuti) per l'accusa si sarebbe avvalsa di certificazioni Cee rilasciate da enti cinesi non rientranti tra gli organismi autorizzati ad espletare le procedure di certificazione, con ciò non garantendo la presenza dei requisiti di sicurezza essenziali per l'utilizzatore delle mascherine.
La brutta sorpresa per l'ospedale di Terni è arrivata a fine aprile con l'azienda ospedaliera che ha così dovuto fare a meno di quasi trentamila dispositivi protettivi, più che indispensabili nella battaglia contro il Coronavirus.
Così sia la Ternana chel a Fondazione Carit (entrambi parte lesa nel procedimento), dopo il sequestro, hanno presentato un esposto alla Guardia di Finanza di Terni per cautelarsi. Mentre, l'ospedale non ha fatto altro che bloccare il pagamento.
Sono invece conformi invece le mascherine FFP3, partite da Shanghai donate sempre dalla Fondazione Carit e giunte a Venezia, dove sono state sdoganate a metà aprile e consegnate al Santa Maria il 20 aprile scorso.
Nei giorni scorsi altro sequestro da parte della Guardia di Finanza all'Ater. I dispositivi di sicurezza, mille unità, erano stati acquistati nei giorni scorsi per essere distribuiti tra i dipendenti, nel rispetto dei protocolli di sicurezza anticontagio da Covid-19. Anche in questo caso l'ipotesi di reato è quella di frode in commercio e l'indagine è partita dalla Calabria. In questo caso la ditta avrebbe commercializzato delle mascherine che avevano il marchio Cee contraffatto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero