Sentenza Rigopiano: l'avvocato Gianni Ranalli: «Solido tutto l'impianto accusatorio, subito ricorso in Appello»

TERNI Assolti perché il fatto non sussiste. Un verdetto quello...

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TERNI Assolti perché il fatto non sussiste. Un verdetto quello sulla strage del Rigopiano che le famiglie delle 29 vittime inghiottite dalla valanga non possono accettare. Terni piange il sacrificio di Alessandro Riccetti. Aveva 33 anni, faceva il receptionist nel resort di Farindola. Non si dà pace mamma Antonella, accompagnata nel lungo calvario in attesa di giustizia dall'avvocato, Giovanni Ranalli. Cinque condanne e pene lievi e 25 assoluzioni per una valanga che ha spazzato via 29 vite. E' sorpreso? «Molto sorpreso nel sentire la lunga serie di assoluzioni. Soprattutto in relazione alla mole di documentazione e di attività istruttoria che la procura e in sede di giudizio è stata acquisita agli atti. Faceva prevedere un esito diverso. E' chiaro che con questo tipo di pene, anche alla luce delle novità legislative, è possibile arrivare a ottenere sanzioni sostitutive rispetto alla detenzione in quanto i cinque condannati sono tutti incensurati. L'afflittività della pena mi sembra mancante. Non mi sorprende che le decisioni della magistratura possano non essere in linea col sentimento dei parenti delle vittime, col sentire comune, con l'intelligenza». Avvocato Ranalli, a livello strettamente tecnico se l'aspettava una sentenza del genere? «Assolutamente no, ero certo che la ricostruzione accusatoria della procura avrebbe retto. Il fatto è che la semplice omissione dell'atto non comporta automaticamente la responsabilità penale per l'evento, deve esserci la causalità e qui c'è un grosso margine di aleatorietà del giudizio grazie al libero convincimento del giudice. Quello che mi sorprende è che sembra che la pubblica amministrazione, a differenza dei privati, possa fare tutto. L'eccessiva burocratizzazione o spezzettamento e ripetizione delle funzioni comportano la fatica a trovare il vero responsabile. Da studioso del diritto amministrativo dico che le competenze spacchettate tra varie amministrazioni fanno sì che ognuno possa addossare la responsabilità a qualche altro. In questa situazione diventa estremamente difficile per la procura ricostruire il quadro normativo quando non si sa chi sia il responsabile e di che cosa. E questo in Italia è un problema importante». La procura ha sottolineato come le vittime siano state sorprese dalla valanga senza poter immaginare quello che sarebbe poi accaduto. E questo per le modalità con cui molti raggiunsero il resort di Farindola «Certo, alcuni sono andati su scortati dalla municipale. Sei un lavoratore o un turista, l'albergo è aperto per cui ti affidi e pensi solo ad andarti a riposare in albergo. Ti affidi allo Stato e invece poco dopo tutte quelle persone sono state travolte dalla valanga in quel posto maledetto». Avvocatocosa farete ora? «In attesa di leggere le motivazioni mi aspetto che la procura proceda ad appello senza attendere la sollecitazione delle parti civili».

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Il Messaggero