Terni. "Scomparsi" venti residenti a settimana, crollo della popolazione

Terni. "Scomparsi" venti residenti a settimana, crollo della popolazione
IL CENSIMENTO Negli ultimi quattro anni Terni ha perso 20 residenti a settimana. Dal 2018 al 2022 la popolazione è scesa di 3.761 unità. E' quanto emerge...

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IL CENSIMENTO

Negli ultimi quattro anni Terni ha perso 20 residenti a settimana. Dal 2018 al 2022 la popolazione è scesa di 3.761 unità. E' quanto emerge dall'ultimo censimento. I dati dicono che al 31 dicembre del 2022 la popolazione si è attestata su 106.793 residenti, lo 0,34% in meno rispetto al censimento 2021 e ben il 3,4% in meno rispetto al 2018 primo anno in cui è stato effettuato il censimento permanente della popolazione. Se calano i residenti aumentano gli over 55 a fronte di un calo di tutte le classi d'età fino a 55 anni. In aumento anche gli ultracentenari: nel 2018 erano 28, ora sono 40 di cui 37 sono donne. I numeri, che peraltro confermano un trend che si registra ormai da qualche tempo a questa parte, restituiscono un panorama preoccupante rispetto a un territorio in cui quello dell'inverno demografico rischia di essere il problema più grande che a catena trascina con sé tutti gli altri. «Siamo un'area che perde servizi, insediamenti, popolazione, che vede invecchiare i residenti e che "scivola" così verso la classificazione a cosiddetta area interna commenta Luca Diotallevi, docente di sociologia all'Università Roma 3 e presidente diocesano dell'Azione Cattolica guardando i dati relativi alla popolazione residente e all'età media, i numeri nel complesso "addolciscono" la percezione del processo che è in corso e che vede avanzare incredibilmente l'età mediana». L'età mediana è l'età che divide una popolazione in due gruppi numericamente uguali, l'uno avente la popolazione di età inferiore a quella individuata, l'altro superiore.

«Se questa aumenta - spiega Diotallevi - significa che avremo tanti 85enni e che avremo un crollo di botto della popolazione. Il processo di invecchiamento dell'età mediana inoltre riduce il volume di opportunità che genera un'accelerazione della fuga dalla città a partire dalle risorse migliori». La fuga dalla città si traduce anche in «un impoverimento bestiale della popolazione - aggiunge - che per cultura ha investito nel mattone e che, ora con gli immobili che restano vuoti, vede perdere il loro valore». Invertire la tendenza puntando solo sui fenomeni demografici significa dover attendere un tempo lunghissimo. «Il problema oggi non è che mancano i bambini, ma che mancano le mamme spiega Luca Diotallevi se oggi ogni donna facesse 5 figli a testa, si vedrebbero gli effetti sulla popolazione tra 24 anni». La leva quindi va ricercata altrove. Diotallevi non ha dubbi sul fatto che bisogna spingere sull'attrattività del territorio. «Attrattività dice che dipende da sicurezza, strade, educazione, livello dei servizi e delle scuole superiori». Secondo il sociologo su queste problematiche c'è stata una «cecità da parte delle amministrazioni locali dagli anni '90 in avanti e senza eccezioni». Se il punto di "crollo" è vicino, è anche vero «che il problema conclude Diotallevi non si risolve a livello locale ma solo se si fa sistema tra territori».

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Il Messaggero